PAOLO BENVEGNU’, 500 (LaPioggia Dischi, 2009)

Tra le magagne più sintomatiche del sistema discografico italiano c’è anche la maledizione che vuole autori come Paolo Benvegnù relegati in un ingrato angolino della cosiddetta “alternativa”. Non si tratta del solo rammarico per un grande talento che resta misconosciuto, ma anche di stupore per un’idea di musica “leggera” che avrebbe le carte in regola per raggiungere e soddisfare molte più orecchie e che invece si limita ad una ristretta cerchia di cultori. Ascoltare per credere: “Nel silenzio”, già apparsa nel precedente Ep “14-19” e qui riarrangiata come nuovo singolo, indica chiaramente la via intrapresa dall’ex Scisma verso la riscoperta della canzone italica dei sessanta, epoca d’oro del pre-cantautorato.

Ma “500” è anche l’ultimo lascito del Benvegnù nella sua incarnazione più fisica o, come lui stesso lo definisce, del suo “periodo rosso”, già giunto al culmine con il precedente LP “Le Labbra”: una nuova carnalità di suoni a cui lo stesso autore si sacrifica, facendosi “cinquino” da uno che era e presentandosi direttamente come “i Paolo Benvegnù” per inglobare in sè l’apporto dei cinque musicisti che lo accompagnano da tempo. La title track prosegue il discorso con la stessa urgenza di “Io e il mio amore”, il brano inciso per il progetto “il Paese è reale”, e poi lascia che le cose si dipanino progressivamente verso ritrovate derive melodiche.
Curioso poi che, proprio mentre l’ossatura musicale si fa più concreta e orecchiabile, l’immaginario lirico del nostro diventi man mano rarefatto e imprendibile: ai soliti testi da pittore astratto si aggiunge lo strano corredo visivo della copertina e del booklet, raffigurazioni e criptiche note da zibaldone biologico sulla specie dei “pesci combattenti” che dimostrano quanto il buon Paolo, a forza di essere lasciato solo, stia defintivamente partendo per la tangente. Ultimamente vaneggia addirittura di un possibile disco “definitivo”: a chi ancora non avesse fatto la sua conoscenza la viva raccomandazione è di acchiapparlo finchè è in tempo.

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