X-Mary, gli eroi della provincia

Tafuzzy Night, Covo Club, Bologna 20 Aprile 2024

L’ultima volta che vidi gli X-Mary dal vivo era il 2009, ad una serata bellissima in cui dovevano esserci pure i Camillas e gli Extravagance Core. Eravamo allo Spartaco, un centro sociale della mia città che spesso ai tempi organizzava concerti punk “tirati”. Devo dire che andai praticamente a scatola chiusa, non conoscevo bene la band, avevo ascoltato qualche estratto di un paio di album, ”Day Hospital” e “A tavola con il Principe”, che era uscito tre anni prima. Poi in mezzo alla confusione, ai cori da stadio, le filastrocche improbabili e forse anche un flauto dolce, il concerto finisce e la mia espressione facciale è a metà fra l’allibito e l’esilarato. Vado al banco del merch ma obiettivamente quella sera non avevo un euro, tant’è che mi ricordo di aver cercato di contrattare sul deca che costava “A tavola con il Principe” appunto, senza fortuna.

Quello che avevo ascoltato quella sera era difficilmente assimilabile al punk rock che mi portavo dietro dall’adolescenza. Negli anni seguenti però, nelle situazioni comuni e apparentemente insignificanti della vita di provincia, spesso mi risuonavano in testa dei pezzi degli X-Mary. La sagra di paese, la spesa al discount, l’estate a Marina di Ravenna, cotte adolescenziali, droghe leggere e non, i personaggi improbabili di quartiere, le dicerie e così via. Erano situazioni a cui anche io mi ero affezionata e a cui cominciavo a dare un significato. C’è tantissimo amore nei pezzi degli X-Mary: un legame forte con la loro San Colombano al Lambro, un affetto che forse non proverò mai allo stesso modo per la mia città, ma che ho capito bene solo adesso. E non ero l’unica perché devo dire che ne ho visti parecchi spostarsi dalla provincia per la Tafuzzy night di sabato scorso presso il Covo di Bologna. Al mini festival, organizzato dalla Tafuzzy Records che è un’etichetta indipendente nata nel riccionese ormai 20 anni fa, si sono alternate tre band, dai giovanissimi Ciliegia Suicidio che si sono esibiti finora in poche occasioni, a Brace, che negli ultimi dieci anni ha dovuto conciliare il doppio ruolo di cantautore e prof. di matematica di liceo e infine gli X-Mary, che gira e rigira sono in attività dal 1995.

Vederli live dopo quindici anni è stato sorprendente. Una catarsi collettiva, a cantare come in curva degli inni di paese: primo fra tutti “Papa Voitila”, pezzo punk che potrebbe essere stato scritto dai Papa Boys, oppure “Vado al mare”, la panacea per tutti i dolori fisici, mentali, psicosomatici e spirituali. Nelle parole di Cristiano: “Amore e allucinazioni della nostra provincia, un piccolo paese che si trasforma in Universo, il nostro universo, piccolo e personale, per questo di tutti”. Musicalmente gli X-Mary sono meravigliosamente precisi e eclettici. Spaziano dal punk, al metal, alla bossa nova, al pop con una facilità disarmante. E Cristiano, il cantante, nel suo spirito tenerissimo e naif è intonato e potentissimo.

Raggiungendolo a fine concerto gli chiedo come va, se ci sono altre date in vista o magari un album. Lui mi dice che qualcosa c’è e che forse torneranno in Romagna in estate, ma senza promettere troppo. Poi aggiunge che ci sono nuovi pezzi, ma che per registrare aspettano perché al momento c’è da combattere una guerra con le difficoltà di salute di uno di loro, e che quindi devono essere cauti e disciplinati in tutto quello che decideranno di fare. L’affetto poi mi spinge a ricordargli che anni fa, lavorando per una radio locale, avevo avuto l’occasione di intervistarlo, ma che mi sembrava una vita fa. Ora anche io sono prof. come Brace e conciliare punk e spiegoni è possibile ma è impegnativo. Alla fine mi dice che si ricorda della mia voce e che sono romagnola, sarà la mia lieve inflessione di provincia? Cristiano, ti mando un abbraccio anche da qua.

(Caterina Cardinali)

Foto di Matteo Cavalleri