clauscalmo, 7 album che hanno ispirato “Passo Monteluna”

“Passo Monteluna” è l’album d’esordio di clauscalmo, pubblicato il 19 aprile su La Tempesta Dischi. Per il disco che raccoglie undici ambiziose gemme di folk retro-psichedelico, la musicista e polistrumentista Clara Romita – classe 1994 di origini leccesi ma da tempo di stanza a Milano – si è avvalsa della collaborazione di Niccolò Cruciani dei C+C=Maxigross.

Anticipato dai singoli “A metà” e “Il nome del capitano”, “Passo Monteluna” è una riflessione intima sul cambiamento e sulle modalità per processarlo. Ad accompagnare il concept, un contrariato retro-folk, con piglio psichedelico, e stralci di bossa nova. L’album, nonostante la sua concretezza e maturità creativa, fluttua tra una dimensione testuale evocativa, di fiaba, e linee melodiche a tratti alterate, senza solidi appoggi apparenti. clauscalmo ci dona così un’opera d’essai, ma leggera e senza tempo.

Registrato in dieci giorni, di luglio, l’album voleva fotografare un momento vivido, e così è stato. Per accentuare questa attitudine, la cantautrice e “Cru” hanno deciso di lavorare il più possibile in registrazione e pochissimo in post, con un approccio spesso in presa diretta e immediato. Non solo, la scelta di registrare tutto in casa, sfruttare le storture delle stanze, il clima particolare e familiare di quel posto strambo, è fedele al proposito di autenticità del disco.

Per aiutarci a entrare nel suo mondo e nelle ispirazioni di “Passo Monteluna”, clauscalmo si racconta attraverso 7 dischi che ne hanno ispirato la carriera e l’immaginario musicale.

1. Elizabeth Cotten – Folksongs and Instrumentals with Guitar (1959)
Non ho niente da dire se non che Cotten è una figura mentore per me. Una musicista abile, sincera, che prendeva le cose e le metteva di traverso. Chitarra compresa.

2. Cate Le Bon – Crab Day (2016)
Cate Le Bon è geniale: integra metodo e coerenza nella stortura. Il suo è un approccio estremamente radicato, pratico, messo al servizio di un estro raro. Stile chitarristico inconfondibile, inoltre.

3. Sun Ra – Angels and Demons at Play (1965)
Sun Ra aveva come tratto distintivo un’attitudine un po’ anti-jazz, libera, acre. La sua musica è legnosa, ariosa e, con asciuttezza e colori super caldi, mi fa venire voglia di sprofondare tra le dune al sole.

4. Dorothy Ashby – Afro-Harping (1968)
Questo disco mi ha dato molto sia per le ritmiche che per l’atmosfera.
È un disco importante e unico nel suo genere: Ashby aveva una concezione molto personale della melodia, da arpista “lead”, com’è raro accada.

5. Caetano Veloso – 1969 (1969)
Super personale e illuminato, è un disco come lui non ne ha più fatti, secondo me.
È allegro, svogliato e straziante al contempo. Bingo.

6. Valentina Magaletti – A Queer Anthology of Drums (2022)
Un disco dallo spirito sbilenco, rustico a firma di una polistrumentista super preparata che sa bene quello che fa. Mi piacciono i dischi che suonano selvaggi e hanno tutta l’aria di rivendicarlo.

7. Bernard Herrmann – Taxi Driver Original Soundtrack (1976)
Tra i tanti suoi lavori metto questo solo perché ha arie a cui sono più legata di altre, ma in generale: compositore e arrangiatore straordinario. Mi fa venire i brividi ogni volta.
Ascoltare le colonne sonore mi ha dato tanto in termini di “tenere il filo del discorso”. Lui è tra lx migliori in questo, per me.