Paolo Benvegnù e le 7 ispirazioni di “È inutile parlare d’amore”

È concepito come un racconto, un romanzo e al tempo stesso l’ideale colonna sonora di un film ‘È inutile parlare d’amore’, il nuovo album di Paolo Benvegnù in uscita il 12 gennaio in digitale e il 19 in cd e vinile per Woodworm, con distribuzione Universal. il cantautore milanese, fondatore negli anni ’90 degli storici Scisma, è un vero e proprio romanzo, o la colonna sonora di un film.

Così lo ha pensato mettendo in fila le dodici canzoni che lo compongono e che includono collaborazioni con Brunori Sas (L’oceano) e Neri Marcorè (27/12). Un romanzo intimo, anche musicalmente, che parla d’amore. “Mi sento uno studente di scuola primaria e mi sembra che questa sia una tesina sul senso delle cose”, racconta, convinto che “l’amore è l’unica cosa che permette libertà di pensiero”, è un atto gratuito e in questo senso assolutamente inutile e quindi assolutamente libero. “L’amore è irrazionale, è un atto di disobbedienza verso la realtà delle cose”, una disobbedienza di cui oggi c’è bisogno tanto da dedicarle l’ultimo brano dell’album ‘Alla disobbedienza’, sorta di titoli di coda del nono album da solista di Benvegnù.

Per presentare il nuovo album, Paolo Benvegnù si è raccontato attraverso 7 elementi che hanno ispirato questo “È inutile parlare d’amore”.

Lacrime
Perché ciò che sembra una debolezza in realtà è, dal punto di vista simbolico, quello che ci manca, quindi le lacrime sono qualcosa di ulteriore rispetto a quella che è la nostra maniera di vivere, il lacrimare è significativo del fatto che magari sei in difficoltà, perciò il corpo compensa. Ed il corpo compensa quando ne hai bisogno, così come l’anima compensa quando ne hai bisogno. Se vogliamo definire l’uomo tra anima e corpo, anche se in realtà non ci credo a questa cosa, il nostro sentire ha bisogno di sfogo, specialmente in questo momento dove non c’è nulla che ci sfugge. Abbiamo semplicemente bisogno di emozionarci di più, e il senso dell’emozione ha come summa la lacrima, che può essere disperazione e tristezza ma anche gioia infinita ed assoluta.

Tramonto
Perché sta tramontando un’epoca, sta tramontando l’epoca dell’essere umano e sta albeggiando l’epoca dell’essere umano altro da sé, cioè dell’essere umano astronave, dell’essere umano macchina. Peccato, peccato perché questo non produrrà, dal punto di vista dell’equilibrio personale di ogni essere umano, cose estremamente positive e questo, secondo me, è già tangibile ora.

Gioia
Gioia che spesso ci manca perché non conosciamo dolore. Questa è una società che limita morte e dolore a forme di spettacolarizzazione e quasi la gioia sembra un diritto divino. Ma la verità è che non è così: se non conosci il dolore, la scomparsa, l’assenza e la mancanza, della gioia in primo luogo te ne fai poco e in secondo luogo non ne conosci la densità. E questo secondo me è un altro dei gravi errori degli esseri umani; di non avere più gioia, non riscontrare più il sublime anche solo nella semplicità del primo battito di ciglia quando ci si sveglia al mattino.

Senso della vitalità
Da un lato è lo stato vitale che ognuno ha, ma parlo anche di qualcosa di molto più “sporco”, qualcosa che nasce dal nulla come nasce la vita su questo pianeta, dall’incontro e dallo scontro di materia. E questo significa che, prima di tutto, questo scontro deve verificarsi in noi, dobbiamo riuscire ad avere un senso di vitalità, il nostro senso di vitalità, e soltanto in quel momento, non solo nel confronto amoroso ma più in genere con gli altri esseri umani, sei pronto di dare e ricevere, viceversa non hai nessuna possibilità né di dare né di ricevere.

L’utile e l’inutile
Cosa è utile, e cosa non lo è? Ciò che è inutile all’uomo è, secondo me, l’eccesso di informazioni, l’eccesso di cibo, l’eccesso di sicurezza e, guarda caso, siamo in una in una zona spazio-temporale che parla proprio di questo.

Il possibile e l’impossibile
Se esiste una realtà, allora esiste un tempo della realtà e questa è la realtà per come la viviamo noi: esiste questo tempo, questo spazio, questa realtà perché li vediamo così, ma se io ad esempio fossi un cavallo vedrei le stesse cose? Avrei lo stesso sentire? No. Se io fossi un albero sentirei le stesse e vedrei le stesse cose? È vero che sono animato? Sono animato da cosa? Il senso che il nostro “possibile” , ovvero la realtà, è qualcosa che noi ci definiamo, allora perché non pensarci nell’impossibile che è una verità ben più vera della verità che ci raccontiamo?

Colline
Per me questo disco è come camminare verso una collina, dopo tanti anni di pianura e di abisso, e perdermi nei suoi boschi. Perciò spero che il prossimo passo sia la rarefazione di questo mio perdermi in collina, vorrei riuscire a farlo nei boschi di montagne altissime, per riuscire finalmente a respirare con il poco ossigeno che c’è.