REAL LIFE LOVERS, Real Life Lovers (autoprodotto, 2007)

Mi posso sentire anche io, per una volta, giornalista dell’NME, e di conseguenza inventarmi il nome di una scena? Bene, ecco qua il parmesan lo-fi pop, perfetto slogan da esportazione. E non sarebbe nemmeno del tutto sbagliato: dalle parti di Parma, fioriscono da anni band di adorabile sgangheratezza, armate di giocattoli (Pecksniff) come dell’intera discografia dei Pavement (gli Isabel At Sunset), di melodie storte (Karin) come di adolescenziali memorie brit-pop (i Vancouver). Per non parlare, poi, dei Reflue, autori di due splendidi dischi – colpevolmente ignorati – di pop sofisticato da jazz, blues, elettronica e melodie eteree. Ed è proprio da loro – o meglio, dal loro cantante – che nascono, senza pretese, questi Real Life Lovers. Sono poco più di un gioco, o almeno questo è quello che tentano di farci credere: nel debutto del duo, ovviamente autoprodotto, si sente netta la voglia di non aspettarsi nulla dalla propria musica, di giocare senza dare troppo peso al proprio talento, ed è una sciocchezza.

Pare che un loro amico li abbia descritti come “i Flaming Lips che fanno cover dei New Order”, e ci può stare, almeno per le iniziali “John the impressionist” e “Beauty crimes”. In realtà, però, l’attacco è poco più di un cazzeggio consapevole, e per andare avanti nell’ascolto bisogna dare retta a quelle tastiere-carillon, e fidarsi.

E infatti, poco dopo, tutto si trasforma d’incanto in una malinconia sorridente e spiritata (“Modern ghosts”), in una liquida frase di pianoforte sospesa tra Tiromancino e Casiotone For The Painfully Alone (“White”, davvero bella), in un elegante controcanto femminile che dà sollievo alle tristezze dei suoi cloud eyed brothers (“On the peaks with the wizards”), nelle chitarre di vapore e nell’elettronica concreta di “Invisibe song” (la più coraggiosa del lotto, tanto da sfiorare la Björk di “Vespertine” nei cori), fino alla definitiva apertura pop della contagiosa “Army of the sun”.

Canzoni che hanno scelto un basso profilo, e non se ne capisce il perché: meriterebbero ben altre fortune.

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