FEEDER, The Singles (Echo / EMI, 2006)

Ad un certo punto della loro carriera, i Feeder erano pronti a diventare qualcosa di grosso, ma di grosso sul serio. E’ il 2001, anno di uscita di “Echo Park” e il singolo di “Seven Days in the Sun” comincia ad impazzare un po’ ovunque. Ma alla fine non riescono ad esplodere – complici anche problemi di natura personale e disgrazie non certo previste come il suicidio del batterista John Lee – e restano una meteora di culto più o meno grande (soprattutto in Inghilterra) del panorama posteriore all’esplosione del brit-pop. Ed è, ovviamente, un peccato, perché ascoltando questo “The Singles”, prima raccolta della band, si capisce come questi gallesi sapessero farci nella loro miscela di punk, power-pop e rock’n’roll. Alcuni brani sono semplicemente irresistibili e confermano che, nonostante delle ultime prove decisamente imbarazzanti, sulla scelta del singolo, i Feeder avevano ben pochi rivali. Superiori, del resto, ad un’altra band della Gran Bretagna che aveva puntato tutto sulla commistione di riffoni distorti e melodie bubblegum: gli Ash. Loro si sono persi quasi subito. I Feeder invece no. Hanno saputo sfoderare singoli notevoli anche quando la lunga distanza dell’lp non gli sorrideva (“Lost and Found”, “Feeling a Moment”). In definitiva, in “Singles” troviamo una raccolta che forse riassume la condizione adatta alla band. Quella del singolo. Del brano one-shot da consumare fino alla fine per poi passare ad un’altro. Tra ballate pop – “High” – e staffilate da tre minuti – “Pushing the Senses” – i momenti notevoli certo non mancano. E chi si era dimenticato i Feeder per delle prove giustamente dimenticabili, si ricorderà di quanto belli siano stati e quanto grandi potevano essere. E stiamo parlando di un paese che va in brodo di giuggiole per i Keane.

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