ALEXANDER “SKIP” SPENCE, Oar (Sundazed Music Inc., 1969)

Personalità tra le più influenti di tutta la scena psichedelica californiana, Alexander Spence detto “Skip” lasciò il marchio del suo genio e della sua follia su due dei più importanti gruppi della West Coast. Nato come chitarrista, imparò in qualche giorno a suonare la batteria e suonò nel primo disco dei Jefferson Airplane. Dopo contrasti con il cantante Marty Balin, “Skip” decise di fondare un suo gruppo, i Moby Grape, dove tornava all’amata chitarra. Purtroppo, un micidiale mix di droghe e cattiva salute portarono il Nostro completamente fuori di testa, fino al giorno in cui tentò di aggredire i compagni con un’ascia…Trascorsi alcuni mesi in prigione, nel dicembre 1968 egli partì per Nashville, culla del country, dove arrivò con molto materiale composto o pensato durante la detenzione. Questi brani furono registrati in pochissimi giorni e “Skip” suonò tutti gli strumenti. Il risultato? Gemme lasciate allo stato puro, diamanti grezzi di valore inestimabile, conoscenze di un mondo psichedelico ridotto all’osso, filtrato attraverso la lente di un suono indolentemente country che per paradosso rende l’opera più sognante e flower power di tutte le escursioni elettriche dei Quicksilver Messenger Service. Se questo disco può trovare un qualche paragone, questo lo si potrebbe trovare al di là dell’Atlantico, dove nello stesso momento un altro Grande Matto (Syd Barrett) rendeva l’anima al Dio Lsd con due opere apparentemente sconnesse. “Oar” è un album visionario, deprimente, arido come il deserto dell’Arizona (ascoltate “Cripple creek” o “Weighted down”, chiudete gli occhi ed in poco tempo sarete completamente arsi, alla disperata ricerca di un pozzo…), selvaggio e tribale come “Grey/Afro”, l’incredibile traccia finale (nell’LP originale) dove tutto è sostenuto dal basso e batteria ed una voce proveniente dal profondo di un canyon ci fa spasimare e soffrire per quasi 10 minuti. “Oar” rimase l’unico messaggio solista di Spence, il quale poco dopo sparì per sempre, travolto dalla sua mente. “Oar” è un viaggio nella beatitudine, nella sofferenza e nella conoscenza; volete partecipare?

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