C2C Festival, dall’Europa al Mondo: il racconto della XXI edizione

C2C, che i frequentatori e le frequentatrici più avanti con gli anni continuano a chiamare e continueranno ostinatamente a chiamare Club To Club, arriva nel 2023 alla sua ventunesima edizione con uno status e una reputazione ben consolidati.
Probabilmente è l’unico festival italiano che è veramente un festival europeo e non una rassegna dal respiro europeo, per i numeri, per gli eventi collaterali – talk, djset e da quest’anno l’inedita programmazione per i più piccoli, C2C Kids – per l’impostazione della direzione artistica che grazie alla ricerca e a una rete di relazioni e contatti conquistata sul campo, dà a C2C una risonanza e una riconoscibilità internazionale davvero unica.
Non a caso l’altro festival che più o meno rispecchia questi parametri è sempre a Torino (e stiamo parlando del Kappa, benché meno traversale e più “di genere), ma non è questa l’unica spiegazione.
La burocrazia italiana, con tutti i problemi di incertezza e tutti i rischi del caso a livello di attuabilità e sostenibilità degli eventi, esiste anche a Torino che è tutt’altro che una zona franca.
La sua collocazione geografica la proietta indubbiamente e in maniera piuttosto naturale verso l’Europa, ma non è l’unica città facilmente raggiungibile dalle principali capitali europee e dai paesi che confinano con l’Italia. Qual è il segreto, quindi, dopo ventuno edizioni in continua evoluzione e trasformazione?
Si è parlato molto di Primavera Sound e della possibilità più o meno concreta di una tappa italiana sotto la Mole, ma se questa data fosse mai indoor non potrebbe che modellarsi sulle caratteristiche che hanno reso C2C un festival vivibile, ben dimensionato, “safe”, sostenibile economicamente come modello di business, e molto eterogeneo per fasce d’età e tipologia di pubblico.


Rispetto alle edizioni dell’esplosione che potremmo idealmente ricondurre al 2015-2018 (con Aphex Twin, Thom Yorke, Autechre, Nicolas Jaar, Jamie xx, Jonny Greenwood, Jon Hopkins, Kraftwerk e via discorrendo), l’organizzazione degli spazi e degli orari, scongiura ogni rischio di sovraffollamento e quella sensazione di disorientamento mista ad assedio cui siamo abituati nella maggior parte delle venue italiane, e i due palchi a livello audiovisivo sono all’altezza dei grandi eventi internazionali.
C2C è un festival che oggi può permettersi di attrarre una platea di oltre dodicimila persone – per il 25% dall’estero – senza quella caccia spasmodica al facile headliner “di genere” che per la conformazione di pubblico, pigra, nostalgica, poco esterofila e poco reattiva sui nuovi trend che caratterizza l’Italia degli ultimi decenni sembra quasi ineluttabile. Per di più senza quell’odioso protagonismo social di promoter e responsabili in un contesto come quello italiano, diviso ai due estremi tra vittimismo e trionfalismo, dove è difficile trovare staff che affrontano la promozione del loro evento con una sobrietà defilata e quasi distaccata.
Sembra assurdo, per le discussioni cui siamo abituati da anni, ma si può davvero organizzare un festival in Italia nel 2023 con big quali Flying Lotus che dalla sua ha senz’altro regalato un set molto accattivante, rilassato e molto meno cervellotico rispetto ai suoi ultimi tour, gli Overmono (momento migliore del weekend nel loro elegante riassunto da lectio magistralis su tre decenni di musica dance di qualità made in UK), l’ormai iconica Caroline Polachek (che in Italia tra addetti ai lavori ha più detrattori che fan ciechi e non ha uno zoccolo duro ben definito) e il cervellotico, lui sì, King Krule che ha offerto lo stesso tipo di live che regalava nei piccoli club una decina di anni fa, ma con una consapevolezza da talento vero quale è sempre stato.


E in tutto ciò fare sold out da tempo nella serata di sabato e poco meno che sold out nella prima serata del Lingotto, il venerdì.
Non è una questione di fidelizzazione, se consideriamo come sia cambiata nei suoi equilibri una line up nata per il clubbing e che ora sembra più equilibrata a vantaggio dell’avant-pop che rispetto alla scena che, uno o due decenni fa, per comodità si definiva “indie” in termini molto onnicomprensivi, sembra sposarsi meglio per freschezza alle sonorità care al pubblico elettronico e techno che continua a frequentare il festival. E che certamente non sarà rimasto deluso dai veterani Stenny, Tiga, Moodymann o dall’assedio multisensoriale di Evian Christ, e magari sarà rimasto sorpreso dall’incontenibile Nick Léon. Così come gli “amanti delle chitarre”, alle OGR del giovedì, avranno trovato sollievo e frequenze più affini a quegli anni nei live dell’introspettiva Rachika Nayar e del post-funk da Liars rapturizzati nel 2023 dei spigolosi Model/Actriz.
Ora il festival parte intorno alle 19 e arriva fino alle 4:30 del mattino, con un’area food finalmente ben curata, varia e stuzzicante.


E, più che di fidelizzazione, si può parlare di fiducia per decifrare un altro dei segreti di questa formula di successo. Sarebbe utopico pensare che, non tanto per le più affermate Marina Herlop e Lucrecia Dalt (entrambe pregevoli in due set molto magnetici e ipnotici), tutti i presenti accorsi molto presto al Lingotto conoscessero bene un altro act cervellotico, e non a caso spalla nel tour di King Krule, come Slauson Malone 1 e Honour (da tenere bene d’occhio), oltre ai misteriosi, ambiziosi, e a tratti geniali Two Shell che in Italia iniziano a riscuotere consensi e all’estero sono già un piccolo fenomeno di culto ben confezionato e spinto da un’altra label molto legata a C2C come YOUNG (fu Young Turks). Il primo, già noto nelle nicchie underground grazie al progetto di NYC Standing On The Corner e nostro artista del mese di ottobre, ha esordito su Warp solo un mese fa; il secondo ha esordito con il primo LP “Àlááfíà” addirittura nel weekend del festival, su PAN, che ha scelto Torino e C2C come tappa italiana del tour itinerante per i quindici anni di attività (non l’unico anniversario, vedi i 10 anni del glorioso collettivo torinese Gang of Ducks ospitato la domenica alle OGR).
Il fondatore dell’influente label berlinese, Bill Kouligas, oggi di stanza a Milano, ha curato una sorta di takeover del palco Stone Island (notevole l’assetto con il soundsystem frontale a coprire quasi del tutto la consolle), nella lunga notte di sabato, si sono susseguiti oltre a lui, il trio Sangre Nueva formato dai visionari pionieri post-reggaeton DJ Python, Florentino, Kelman Duran, Bambii, Crystallmess, Tzusing.
Un ulteriore respiro internazionale e transnazionale, in un’edizione mai così eterogenea non solo come proposta artistica, ma anche come avvincente commistione di esperienze umane, coordinate geografiche e orbite musicali.
Dall’Europa al Mondo – claim in quattro lingue di questa edizione 2023 – per C2C Festival, insomma, il passo è stato molto più breve del previsto.

*Credits fotografici: Kimberley Ross – C2C Festival