[Richiami] Not Moving, “Live In The Eighties” (Go Down Records, 2021 Reissue)

“Performance arroventate, in cui il furore post-punk e hardcore trova vie di fuga inattese, tra relitti psychobilly e nuove avventure soniche”

Basterebbero le ficcanti parole del nostro Raffaele Meale, tratte da “Fuori i Compagni dalle Balere – Viaggio nella Musica dell’Emilia Romagna” (Arcana, 2015), a descrivere un album dal vivo fondamentale per il rock italiano che all’uscita nel 2005 andò subito esaurito.

Ora finalmente “Live In The Eighties” dei piacentini Not Moving rivede la luce su Go Down Records in formato digitale e vinilico con i tredici brani più rappresentativi del periodo ’85-88 eseguiti dal gruppo tra Italia e Germania. Una storia irripetibile la loro, dove “c’è sempre stata tensione. Sempre due opposti: Luce ed Oscurità Amore ed Odio Malattia e Cura Vita e Morte Rumore e Silenzio, Tutto difficile e sacro come un blues, Tutto leggero e peccaminoso come il rock’n’roll” a detta della cantante Rita “Lilith” Oberti. Tra dipendenze estreme, plauso della critica e avvicendamenti in line-up i Not Moving hanno rappresentato l’alternativa alle sonorità di Cramps e Gun Club – con il tocco in stile britannico e sixties delle tastiere a creare un amalgama unico, per cui ai tempi eri stato ad un concerto dei Not Moving piuttosto che averne acquistato un album.
Il documentario incluso al vinile e curato dal batterista Tony “Face” Bacciocchi mette ordine in una carriera che li ha visti aprire ai Clash (con dodicimila spettatori) e Johnny Thunders, offrendo testimonianze della loro grandezza da artisti quali Cristiano Godano e Mauro Ermanno Giovanardi.

La scaletta si compone di nove originali e quattro incredibili cover, tutti suonati come se non ci fosse un domani. Si parte dal garage psichedelico e tiratissimo di “I Know Your Feelings” e “Suicide Temple” dai riflessi Fuzztones, con il call and response tra le voci di Lilith e Dome La Muerte che impreziosisce ogni performance di chitarre graffianti ma allo stesso tempo aride come il deserto padano e i vuoti anni ottanta. E mentre “I Just Wanna Make Love To You” di Muddy Waters si avviluppa come in un sabba scuro, “Spider” (dall’EP “Jesus Loves His Children”) è il classico rock’n’roll con la ritmica a mille che se fosse uscito a L.A. o nella Londra del ’77 avrebbe fatto sfracelli. “Goin’ Down” guarda effettivamente al punk colorato degli Stranglers quanto “Lookin’ For A Vision” alle scorribande degli X; tuttavia quando la band rallenta i giri e dilata le melodie non ce n’è per nessuno e “Sweet Beat Angel”/”I Stopped Yawning” stanno lì a dimostrarlo – provengono da “Flash On You” del 1988, il disco da All-In dei Not Moving che li porterà allo scioglimento.

“Break On Through” dei Doors venata di furia hardcore, la stonesiana “Cocksucker Blues” nascosta in trame psichedeliche degne dei Dream Syndicate. Benvenuti nel regno garage dei Not Moving.

81/100

(Matteo Maioli)