[#tbt] People try to put us down!

A tutti piace fermarsi un attimo e celebrare l’anniversario di qualcosa che ci sta a cuore, a maggior ragione se l’anniversario è bello tondo.

E quindi come non dedicare questa finestra sul passato per ricordare e festeggiare l’uscita, ormai 55 anni fa, di uno di quei dischi che hanno cambiato la storia della musica e influenzato intere generazioni, tra musicisti, ascoltatori e in qualche modo una società intera?

Il 3 Dicembre 1965 usciva infatti “My Generation”, debutto dei The Who pubblicato da Brunswick Records, primo gioiello di una carriera fortunatissima e pieno di gemme che hanno accompagnato la storia del rock. Sin dal primo brano, “Out In The Streets”, si percepisce ancora a generazioni di distanza l’impatto sonico del gruppo inglese, colpevole di aver portato la potenza del rock a nuovi livelli, grazie alla scatenata batteria di Keith Moon, le corde di Pete Townshend e John Entwistle e la voce immortale di Roger Daltrey.

“My Generation” potrebbe poi essere l’album i cui pezzi hanno ricevuto più cover in assoluto: chi non ha mai suonato dal vivo la propria versione del pezzo omonimo, con quella brutale e catartica outro a colpi di pennate e rullate fulminanti?

Ma senza spostarsi di decenni, i risultati li possiamo vedere subito: un anno dopo l’uscita del 33 giri i Count Five, storica formazione psych-garage della California, fece uscire il loro storico debutto “Psychotic Reaction”, altra pietra miliare della storia del rock, e indovinate un po’? già conteneva due cover dei nostri, nello specifico “My Generation” e “Out In The Street”, in una versione lisergica e ancor più scalmanata.

Un altro dei singoli che ha definito la carriera degli inglesi è contenuto nell’album: “The Kids Are Alright”. Coverizzata dagli artisti più disparati, dagli Eddie & The Hot Rods ai Dropkick Murphys, dai Pearl Jam ai Belle and Sebastian, e citata in decine di brani nei decenni a venire.

Per la già citata title track, beh, i riferimenti si sprecherebbero. Un grido alla libertà e inno della controcultura 60s, è unanimamente considerata una delle migliori canzoni pop di sempre, omaggiata in tutto il mondo e costantemente citata. Fare una cronistoria delle cover che le sono state dedicate, oltre alla già citata a opera dei Count Five, è praticamente impossibile, anche se mi fa piacere ricordarne una, ascolto imprescindibile degli anni pre-adolescenziali, a cura di Patti Smith.

Ma come dicevo prima, il mito di “My Generation” non si ferma nè con il cambiare delle generazione nè con il ricambio di generi nel mainstream musicale. Nel 2013, a 48 anni dalla prima release, il musicista tedesco Uwe Schmidt, noto con lo pseudonimo di Atom TM (già protagonista di un mio #tbt a tema cover; quella volta era alle prese con i Kraftwerk) registra una pazza versione di “My Generation” sostituendo alle batterie le drum machine, e alle chitarre i sintetizzatori. I suoni cambiano, l’impatto e il grido che i quattro inglesi lanciarono nel 1965 no, un grido di libertà e di totale aderenza al proprio tempo

Chiudo con una chicca: nel 1967 una scheggia di questo meraviglioso album arrivò anche in Italia, grazie a… i Pooh. Lo storico gruppo italiano infatti nel loro disco d’esordio “Per quelli come noi” inseriscono, insieme ad altri traduzioni di brani americani, anche una versione di “La-La-Lies”, dal titolo “Ora che cosa farai”.

(Matteo Mannocci)