LITTLE BARRIE & MALCOLM CATTO, “Quatermass Seven” (Madlib Invazion, 2020)

L’unione fa la forza. O non c’è due senza tre, come preferite. Nel primo caso, perchè i Little Barrie avevano bisogno di un rilancio dopo l’ultimo “Death Express” del 2017 coincidente con la scomparsa del batterista Virgil Howe (figlio di Steve degli Yes); mentre con l’altro proverbio vogliamo evidenziare lo stato di grazia di Malcolm Catto, leader degli Heliocentrics alla terza pubblicazione dell’anno – segue “Infinity of Now” e “Telemetric Sounds” – che si è unito al gruppo di Nottingham per “Quatermass Seven”. Uscito per la Madlib Invazion è un lavoro onesto e ispirato che coniuga le qualità blues-rock dei musicisti ad atmosfere sci-fi di retrogusto jazz.

Il geniale batterista ha prestato il suo studio a Dalston per le registrazioni, in presa diretta e con utilizzo minimo di overdub. “Siamo entrati senza aspettative o piani definiti, intrigati dall’opportunità di sviluppare idee musicali con Malcolm“, rivela il duo formato dal bassista Lewis Wharton e il chitarrista e vocalist Barrie Cadogan, che ha trovato nello stesso Catto un partner dall’attitudine e i gusti comuni. La funkeggiante “Steel drum” ci introduce nel mood del disco (“Still here, so fine, just a little darker state of mind“), che “T.R.A.B.S” porta sui binari acidi e danzerecci della Madchester di Stone Roses e Happy Mondays. Le due facce di “Repeater” offrono una tensione à la “Pulp Fiction” che ipnotizza l’ascoltatore tra cambi di ritmo e sinfonie chitarristiche; mentre “You’re Only You” impregna una scheggia perduta da un qualche “Nuggets” di wah-wah e drumming funambolici.

La lunga jam “After After” è l’episodio più vicino al materiale degli Heliocentrics, dove il groove della sezione ritmica accoglie la tempesta sonica creata dalla Epiphone Casino di Cadogan, ricordandomi tanto “Helter Skelter” (versione Anthology) dei Beatles quanto “Careful with That Axe Eugene” dei Pink Floyd. “Rest in Blue” infine omaggia l’amico che non c’è più, una potente traccia hard-blues che flirta con l’hip-hop e fotografa al meglio un album la cui sola pecca è la breve durata.

74/100

(Matteo Maioli)