EINSTURZENDE NEUBAUTEN, “Strategies Against Architecture IV” (Mute, 2010)

Il poeta Friedrich Hölderlin affermava che là dove c’è pericolo, cresce anche ciò che salva. Solo nell’oblio, nella disperazione più profonda, l’uomo può ri-conoscere la propria autenticità, l’angosciosa e caduca essenza della propria esistenza: vivere e comprendere le precise dimensioni del proprio inferno. Ed è, appunto, attraverso la catabasi, la speciale e profonda consapevolezza esistenziale, che i mitologici Einstürzende Neubauten hanno espresso la cifra della propria estetica. Espressionismo industriale, intellettualismo spastico, minimalismo nichilistico e funereo concettualismo sintetico; rumore assoluto, filosofia del martello, psicanalisi sonica, avanguardia d’urla e urti, sturm und drang apocalittico, tribalismo krautrock, cacofonia esoterica e decadenza pop: da oltre vent’anni gli Einstürzende Neubauten percorrono il loro metafisico sentiero musicale, sconvolgendo e cogitando, creando e distruggendo, attraverso lavori sempre rivoluzionari e coraggiosi, inseguendo una verità che è esclusione dal mondo, antitesi dialettica. Nella loro atipica produzione ci sono stati parecchi movimenti di violenta rivoluzione, momenti di chiusura e d’inversione stilistica, o di solipsismo, che spesso hanno confuso o deluso critica e pubblico. L’ultima svolta, o trasfigurazione, riguarda gli anni ’00: un lavoro di totale indipendenza, intesa come necessità di distanza dai meccanismi dalla discografica ufficiale, dalla ragione di qualsiasi label, e produzione di dischi diretta da un’inedita volontà di comunicazione (“Perpetuum Mobile” e “Alles wieder offen”), pregni di una nuova e raffinata apertura alla forma canzone. Parliamo degli anni posteriori a “Silence Is Sexy”, disco della discordia, che ha diviso il pubblico e sconvolto gli addetti ai lavori, allontanando molti cultori della band. Per il gruppo tedesco, la serie “Strategies Against Architecture” si configura come periodica compilation d’inediti, b-sides, live versions e alternative versions. Siamo qui arrivati al quarto appuntamento, dedicato appunto al periodo 2002-2010. E, in questo senso, “Strategies Against Architecture IV” ha un duplice valore: da un lato, esprime un motivabile senso compilativo e collezionistico, dall’altro offre versioni più abrasive e corrotte di brani tendenzialmente “normalizzati” o formalmente “innocui”, appagando la sete di sperimentazione e rumore dei fans più belligeranti. Che cosa troviamo di bello in questo doppio album? Principalmente materiale edito solo tramite il sito degli Einstürzende: single versions, live e remix. Roba da appassionati, ma non troppo, perché il vero appassionato c’ha già tutto. La curiosità riguarda principalmente il suono generale, il tutto frullato in un unico tempo, come opera coesa: la tentazione d’illusione rispetto a un nuovo lavoro, un nuovo corso coerente o risonante su tutto ciò che significarono o significano questi palazzi nuovi che crollano. Il primo disco esordisce con la single version di “Perpetuum Mobile”: rock marziale dal primo inciso psichedelico e vagamente “wholelottaloviano”, costellato da interferenze cosmiche e schegge industriali: frammenti di un passato risolto e parcellizzato in atmosfera accessoria, non più fondamentale per l’ordito strumentale e il senso concettuale delle composizioni. Seguono la Pop-art krautrock e ubriaca di “Selbstpoltrait Mit Kater” (qui in full version), le campane spettrali e i violini fantasma della romantica “Ein Leichtes Leises Säuseln” (“E se pure giungessero terribili masse d’acqua\ so per certo che nessuna ti coinvolgerebbe\ piovessero persino meteoriti tu, semplicemente, non vi prenderesti parte\ mi metterò a tirare così forte le ventidue radici\ fino a che il mondo sovrastante dovrà mettersi in moto\ alzo la voce con il mio controcanto finché dal sussurro non giunga a me fluttuando la tua risposta”) e il discreto live di “Youme & Meyou”. La voce di Blixa è come al solito carica di pathos e teatralità, come senso aggraziato di sacralità misteriosofica. Meno sperimentale il risultato della badseedsiana “Dead Friends” (dal “Supporter’s Album”, uno degli album finanziati dai fans), quando Blixa ci avverte che c’è un posto dietro l’angolo dove vivono i nostri amici morti… Una grande atmosfera cosmica ci avviluppa nel movimento avanguardistico di “Insomnia”, spettrale affresco di sfumature e feedback analogico-digitali, come un inferno fangoso di dubbi e paure inespresse, che confondono e determinano l’anima con la loro oscura potenza invisibile. Micro-rumori e arte glitch tornano a farsi spazio nel dadaismo poetico di “X”. Più modernità stilistica e nuovo tribalismo definiscono la cifra espressiva dell’ariosa (si fa per dire) “Good Morning Everybody”. Chiudono il primo disco le lente e ammalate percussioni metalliche del live “Palast Der Republik”, manifesto situazionista del nuovo intellettualismo artistico della band. Il secondo disco si apre con piglio classicheggiante e meditabondo con la rilassata contemplazione ambientale di “Sendezeichen Phase 3”. Seguono gli esperimenti di cantautorato spaziale dal disco “Alles Wieder Offen”: la cacofonica “Susej”, molto vicina al Cave spiritual di “The Good Son”, la ballabile “Weil Weil Weil” e la gioiosa (si fa sempre per dire) “Let’s Do It Dada”, qui in versione più pesante e doom. Segue la micro-recita robotica di “Bertolt Brecht Und Der Weltempfanger” e conclude la splendida e lunghissima assurdità lirica di “Musterhaus-Ausstellung”, in quattro rumorosi movimenti, dalla serie Musterhaus: un capolavoro di espressività decadente, incisi pianistici, organi religiosi, piogge avvelenate, riverberi malefici e rumori angoscianti dal subconscio. Forse vorremmo che questa non fosse una compilation ma un verace e schizofrenico lavoro di studio di Blixa Bargeld, N.U.Unruh, Alexander Hacke, Rudolf Moser e Jochen Arbeit… ma non è così. È tutta roba che i fans accaniti conoscono da tempo e che i neofiti troveranno inascoltabile o pallosa. Apprezziamo la volontà di sporcare ciò che appariva come troppo “pulito”, ma come al solito gli Einstürzende Neubauten non ci lasciano nessuna sicurezza. Il prossimo album potrebbe essere roba di canti gregoriani e canzoni romantiche (nel cattivo senso di romanticismo tedesco). Questo è il dilemma. Accontentiamoci, che il momento storico è quello che è: abbiamo a nostra disposizione una compilation notturna, piena di ispirazione e di creatività. Non è un album originale, ma chi se ne frega… Noise is not dead.

(Giuseppe Franza)

Collegamenti su Kalporz:
News – I 30 anni degli Einstürzende Neubauten (18.08.2010)
Einstürzende Neubauten– Alles Wieder Offen
Einstürzende Neubauten– Fünf Auf Der Nach Oben Offenen Richterskala
Einstürzende Neubauten– Silence is Sexy

12 dicembre 2010

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