THE BEATLES, Love (EMI / Parlophone, 2006)

“Il nuovo disco dei Beatles”. Sì, certo. E chi ci crede? Mi chiedo come scelgano gli addetti stampa, le case discografiche. Quei pochi cretini che possono credere che “Love” sia, effettivamente, un nuovo disco dei Beatles, sono persone che sicuramente, oltre ad avere una vita molto triste, non hanno mai comprato un disco in vita loro né letto un libro o un quotidiano o un tabloid. Quindi non avvicineranno certo nuovi clienti (anche perché il nome Beatles non ha tutto questo appeal tra i più giovani… che anzi tendono a minimizzare forse in preda alla febbre dark, tra un Baudelaire non capito e un blog con sfondo nero) e di certo non si fanno una buona figura con tutti gli altri, ovvero chi ancora compra dischi e chi sicuramente sa che John Lennon e George Harrison stanno correndo su campi di fragole. Campagna fallita. E sicuramente non ci avranno speso due lire, quelli della Parlophone. Anche perché far uscire un prodotto del genere quasi sotto Natale, puntando tutto sull’effetto nostalgia dei 30-40-50enni è solo l’ultima delle vigliaccate da aggiungere all’elenco delle strategie discografiche.

Anche perché, preso indipendentemente da tutto il contesto, “Love” non è un prodotto deprecabile. Trattasi semplicemente della colonna sonora dell’omonimo spettacolo offerto dal Circ du Soleil, compagnia teatral-circense che vi consiglio di vedere, prima o poi. In pratica, hanno commissionato alla famiglia Martin (… non starò certo qui a scrivervi dell’importanza della figura di George Martin nell’economia della discografia beatlesiana. In alto a destra c’è la barra di Google) una cut’n mix dei master originali per produrre canzoni nuove, rimandi, citazioni, melange e quant’altro di funzionale al fine ultimo dello spettacolo. The End. Puro e semplice entertainment. Aggiungiamo poi, giusto per cronaca, che le colonne sonore del Circ du Soleil sono tutte in commercio – solitamente nei reparti musica contemporanea – e che le ventisei “esperienze” di cui è composto “Love” sono un divertente giochino per l’appassionato terminale e il maniaco di citazionismo ed aneddotica. Per il resto è un prodotto un po’ (tanto) inutile. E anche stucchevole. Perché tutta la spiegazione di cui sopra diventa inutile davanti al fatto che in copertina non c’è nessun rimando a chi quest’opera l’ha commissionata. Ma soprattutto perché è uscita a nome Beatles. Una cialtronata necrofila di pessimo gusto. “Il nuovo disco dei Beatles”. “Il nuovo disco dei Beatles”. “Il nuovo disco dei Beatles”. Se la meritano, la bancarotta.

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