[#tbt] Tutto Ringo Starr in sette mosse: auguri!


Domani spegne ottantatrè candeline – OTTANTATRE! – Ringo Starr dei Beatles. Auguri Man!

Senza voler essere banali sui meriti del Nostro, ho indicato sette momenti topici della sua carriera. (Non ci sono le canzoni da solista nei Beatles “Yellow Submarine” e “With A Little Help From My Friends”). Ricordando l’inclusione nella Rock’n’Roll Hall Of Fame oltre alle immancabili graduatorie che lo vedono tra i dieci migliori batteristi di sempre, sicuramente il più ricco di tutti.

Un malapropismo – così lo ha definito Paul – per arrivare al successo (1964)

“We went to do a job, and we’d worked all day and we happened to work all night. I came up still thinking it was day I suppose, and I said, ‘It’s been a hard day …’ and I looked around and saw it was dark so I said, ‘… night!” Così è nata, nelle parole di Ringo in un intervista con il dj Dave Hull, una delle prime grandi hit degli scarafaggi; scritta da John dà anche il titolo al film – immortali le corse in treno – di Richard Lester. Nel brano Ringo si diletta anche in bonga e campanaccio!

La rullata di “Rain” (1966)

Quando è stato chiesto a Ringo Starr quale fosse la sua registrazione preferita in assoluto non ha esitato a rispondere “Rain”. Psichedelica e lennoniana fino al midollo doveva apparire in “Revolver” – sfido voi a farle posto – ma finì per essere solo la b-side del singolo “Paperback Writer”: le canzoni vennero comunque suonate dai Beatles a Top Of The Pops, come mai era successo prima ad un artista in un unica esibizione (la cosa si ripetè in futuro solo per The Jam e Oasis).

Lo stacco a lanciare John in “Birthday” (1968)

Il periodo che comincia con le registrazioni del “White Album” segna l’inizio di una frattura insanabile all’interno del gruppo nel desiderio di fare “ognuno da sè”. Paul critica aspramente Ringo per la performance di “Back In The USSR” e lui non la prende benissimo, abbandonandoli per una ventina di giorni; al ritorno trova il suo strumento circondato da fiori (thank you George Harrison) e l’occasione per il riscatto in “Birthday”: è rock’n’roll purissimo nello stacco che lancia l’inciso di John per il middle eight al 0.43, “Yes We’re Going To A Party Partyy…

Un calamaro in tavola ispira “Octopus’s Garden” (1969)

La seconda e ultima canzone composta per i Beatles da Starr nasce da una vacanza in Sardegna ospite dello yacht di Peter Sellers, quando ordinando un tradizionale fish and chips si vide portare invece del calamaro…che lui assaggiò per la prima volta: gli fu così raccontata la storia dei polpi che in fondo al mare raccolgono oggetti brillanti e pietre per costruire giardini. George Harrison mette di suo un tocco country-rock a cui aggiungere effetti “speciali” come le bolle ottenute soffiando con una cannuccia in un bicchiere di latte.

Inventando il grunge in “John Lennon/Plastic Ono Band” (1970)

Il primo disco realizzato da John dopo i Beatles è un grido di dolore, indipendenza, rabbia e unicità. Ringo è un elemento fondamentale al mood ruvido e primordiale degli undici brani come nella recitativa e dissonante “Well Well Well” in cui molti critici hanno sentito i prodromi del grunge: il trio Lennon-Voorman (al basso)-Starr ne avrà generati altri, che so i Melvins, i Nirvana, i Dinosaur Jr.

Nelle mani di Harry Nillson per “Back Off Boogaloo”(1981)

Questo pezzo è il maggior successo da solista di Ringo (al #2 UK) ma è nel disco “Stop And Smell The Roses” che ne gustiamo la versione definitiva, con la partecipazione del “quinto Beatle” Harry Nillson nell’inequivocabile arrangiamento orchestrale dove vengono citate a più riprese “Help”, “Lady Madonna”, “Good Day Sunshine”, ecc. tra un groove micidiale da Bowie anni 80.

Asciugando le lacrime di Paul in “Beautiful Night” (1997)

Nel decimo lavoro da solista di McCartney Ringo è una spalla poderosa, affiancandolo anche al microfono per “Beautiful Night”, canzone scritta dai due già nel 1986. Producono George Martin e Jeff Lynne degli ELO e nel videoclip, dove la band suona su un tetto, compare per l’ultima volta l’amata Linda che morirà per un tumore pochi mesi dopo l’uscita di “Flaming Pie”. Paul e Ringo la eseguiranno di nuovo nel 2010 al Radio City Hall: Richard Starkey, un uomo chiamato amicizia.


Foto di Scott Robert Ritchie