NIRVANA, Nirvana (Geffen, 2002)

Le chitarre ruvide, l’alternanza tra quiete e improvvisi scatti di rabbia, una melodia a tratti irresistibile. E’ tutto racchiuso dentro i primi tre minuti di questo riepilogo della loro storia, la grandezza dei Nirvana.

Tre minuti che si intitolano “You Know You’re Right” unico brano inedito di tutta la raccolta. Eppure bastano per ricordare che Kurt Cobain è stato prima di tutto un grande autore di canzoni. Il problema è che lasciatisi alle spalle quei primi tre minuti inediti, il resto è tutto noto. Il che porta a riflettere sul destino riservato a musicisti come lo stesso Cobain o Jeff Buckley dopo la morte.

Dischi costruiti in qualche modo senza alcun rispetto. E’ questo come sempre, e come scriveva il kalporziano Daniele Paletta riguardo a Buckley (“Songs To No One 1991-1992”), che lascia l’amaro in bocca. Perché se fosse per la qualità della musica, ci sarebbe poco da obiettare. Difficile trovare quindici canzoni di questo livello nel repertorio di molti gruppi, figurarsi in un disco solo.

I classici dei Nirvana, “Come As You are” e “Lithium”, “About A Girl” e “Heart-Shaped Box”, e il pezzo che non poteva mancare per come ha cambiato il corso della storia, almeno della loro, “Smells Like Ten Spirits”, sfilano uno dopo l’altro. Con sfumature diverse tutte capaci di dare le sensazioni che solo le grandi canzoni riescono a dare,ripercorrendo l’evoluzione del gruppo, dalla rabbia acerba di “Bleach” fino alle atmosfere acustiche dell'”Unplugged” che avrebbe dovuto chiudere la vicenda Nirvana, intriso com’è di tanta malinconia e dolore da non lasciare spazio a niente altro.

Perché in fondo aveva già detto tutto la rilettura di “Where Did You Sleep Last Night?” che chiude sia questo disco un po’ inutile che quel concerto, e che resta la più bella e straziante versione di un brano blues ascoltata da molto tempo a questa parte.

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