Intervista ai Perturbazione

Ne senti parlare spesso. Per curiosità visiti il loro sito web (www.perturbazione.com) e trovi i racconti divertenti dei loro tour. Poi li vedi salire sul palco in Novembre al MEI, e quello a cui stai assistendo è un quarto d’ora di dolcezza, di malinconie autunnali, suonate da sei ragazzi emozionati e contentissimi di essere sul palco. Vedi sei amici, prima di vedere sei musicisti. Il giorno dopo compri il loro CD, “In circolo“, e di colpo scopri una band originale, ironica e coinvolgente, e di alcune loro canzoni ti innamori. Profondamente.

A distanza di mesi dall’uscita del loro disco i Perturbazione ci raccontano del loro ultimo frenetico anno, del loro rapporto con la musica e di molto altro…


Il 2002 è stato un anno molto intenso per voi: prima “In circolo”, i live, la partecipazione al Tora!Tora!, la ristampa piuttosto recente di “Waiting to happen” e “36”…è quasi inevitabile iniziare l’intervista chiedendovi un bilancio dei 12 mesi appena finiti.

Stando a tutto quello che citi sarei tentato di risponderti in maniera entusiastica. Tutto quello che è successo quest’anno era per noi impensabile dodici mesi fa, ma ti racconterei un’enorme bugia se ti dicessi che “è capitato”. Forti di un disco in cui abbiamo sempre creduto, abbiamo davvero dedicato ogni momento disponibile al gruppo. E quello che emerge è la punta dell’iceberg grazie a radar attenti come Santeria-Audioglobe, nel caso delle uscite discografiche, e la Mescal – Agnelli per il Tora! Tora!. Potrei però dirti tutto quello che è rimasto “sommerso”. Scrivemmo a Fiorella Mannoia che mai ci rispose, MTV non ci ha mai aperto neanche la porta di servizio (non è il caso invece di Rete A All Music, che Dio la benedica). Alle selezioni per Sanremo Giovani ci hanno semplicemente ignorati e soprattutto siamo ancora tutti sotto schiavismo salariale. E non dico tutto questo per fare lamentele gratuite perchè, se potessi vedermi in faccia, non noteresti un’espressione accorata. E’ solo una constatazione che fa sì che al nostro interno venga mantenuta quella giusta dose di equilibrio fra il mezzo pieno e mezzo vuoto del bicchiere.
I Virginiana Miller, hanno espresso centomilavolte meglio il tutto in una pagina del loro sito che vi inviterei a visitare.

C’è un significato dietro alla scelta di chiamare il vostro ultimo disco “In circolo”?

C’è più di un significato. Tutto scorre e ricorre, come la domanda sul perchè abbiamo scelto questo titolo. Però ogni volta riusciamo a dare una risposta diversa (e questa volta l’abbiamo scampata con un metaforone da 1000 euro!).
Pensavo ieri sera prima di addormentarmi che sarebbe bello intitolare un disco “Non”, vuoi perchè è palindromo, vuoi perchè si impazzirebbe a leggerne le critiche. “Non” è un disco pacco. “Non” è stato registrato in tre giorni nella soffitta… “Non” si conferma disco dell’anno… e così via.


Nelle vostre canzoni i testi, sia quelli più malinconici che quelli ironici, sono sempre molto curati: da cosa nascono, da cosa prendete ispirazione per scriverli?

Nascono dall’urgenza di comunicare e non abbiamo mai fatto troppo per darci una metodologia. Sono il frutto di quello che ci capita, di quello che vediamo, di come percepiamo le nostre vite e quelle di chi ci sta intorno. Magari uno sfogo buttato lì diventa per magia un testo e, al contrario, il frutto di ricerche linguistiche finisce nell’immondezzaio (anche se siamo per il riciclo…)


Per un gruppo come i Perturbazione, troppo “difficile” per finire in classifica ma troppo leggero per i duri e puri dell’underground, quanto è difficile trovare gli spazi per farsi conoscere?

Abbiamo sempre voluto pensare che negli “spazi”, si trovino le “Persone”. Se a una “Persona” piace la musica di un gruppo, prima o poi si troverà uno “spazio” adeguato per farli incontrare. La difficoltà è tutta nell’attesa.

Thurstone Moore con la maglia dei Perturbazione

Il vostro sito Internet è molto curato: com’è il vostro rapporto con la tecnologia? Favorevoli o contrari alla musica su Internet, ai download gratuiti e ai software simil-Napster?

Il nostro rapporto con la tecnologia è esattamente al punto che puoi constatare. Appena salirà, salirà il livello tecnico di conseguenza. Vorrei però soffermarmi di più sulla seconda parte della domanda. Premetto che parto già con una certa visione della vita alle spalle che mi spinge ad essere abbastanza curioso e vicino alla scena indipendente (ma non disdegno le uscite major dei REM o dei Sonic Youth). Sento anche di poter interpretare il pensiero di tutti su quanto sto per dire. Oggi, in un attimo di edonismo che ogni membro di un gruppo non può disconoscere, ho immesso la parola Perturbazione nel motore di ricerca Google. Tra le varie cose è venuto fuori un tipo, in un gruppo di discussione legato agli mp3, che cercava alcuni album tra cui il nostro per farsi un bel pippottone peer-to-peer e scaricarselo. Ora io dico: ben venga, in fondo è un modo come un altro per farsi conoscere. “Agosto” che, a detta di molti, è la canzone più riuscita di “In Circolo” è scaricabile dal nostro stesso sito. Però, come un paragnosta, mi sono immaginato quest’essere. Ufficio di una grossa azienda, ADSL a palla, lui scrive applet java o sofware per questa ditta e nel frattempo si scarica il nostro e altri dischi. Provi a dirgli qualcosa. Ti risponde: amico, sei indietro, la musica è un diritto di tutti, come l’aria che respiriamo. Ora, dopo avergli dato un sonoro ceffone, gli direi: anche le tue fottute applet java sono un bene inalienabile, però, quando prendi lo stipendio a fine mese, non fai al tuo consiglio di amministrazione queste considerazioni. Non le hai neanche fatte alla INTEL quando ti sei comprato il computer con cui da casa ti ascolti il nostro disco. Me li vuoi pagare questi soldi o devo fare diventare il tuo portafoglio un bene collettivo?
Capite che queste considerazioni non partono dai Metallica, ma dai Perturbazione. E, secondo me, non fanno una grinza. Andiamo a collettivizzare l’IBM, la Coca Cola, la Nike, la FIAT, la BMG e rendiamo libera la musica. Nel frattempo, invece di generare solo plusvalore per le suddette, sappiate che dare 15 euro a noi, agli One Dimensional Man, agli Yuppie Flu, ai Giardini di Mirò, ecc. non rappresenta un gesto reazionario, ma la speranza della nostra sopravvivenza. Quando poi siederemo tutti alla destra di Dalla ne riparleremo.
Tutto questo non c’entra niente con quell’odioso parto di “creativi” che è Rocco Tarocco e gli appelli di quel vecchio feudatario che è Renzo Arbore, sia ben chiaro per tutti.


Vinicio Capossela ha detto che per fare musica bisogna avere una grande fiducia nell’umanità perchè gli si porge un bene inestimabile (e chi la fa seriamente lo sa). Per me è stata sempre una frase stupenda ma a volte penso che se il Vinicio si cala più di un Whisky spesso e volentieri, una ragione da qualche parte ci deve pur essere…

P.S. Normalmente nella vita di tutti i giorni sono un ragazzo tranquillo e benevolente e scaricherei, se avessi tempo e voglia, “You Know You’Re Right” perché tanto la buonanima non può più goderseli.


Quali sono i vostri programmi adesso? Avete già scritto nuove canzoni?

Noi non ci fermiamo mai, sarebbe bello dire che siamo sempre in continuo movimento, ma poi qualcuno fraintenderebbe. Meglio dire che siamo di nuovo in circolo.