FATBOY SLIM, Halfway Between the Gutter and the Stars (Skint, 2000)

Il lavoro precedente di questo magnifico inglese ha spopolato. Si trattava di pura fatica da dj, ma con una trovata mica male. L’hip hop, saccheggiato e poi reiventato dalle sue soundmachine. Passato “You’ve Come a Long Way, Baby”, è già tempo di “Halfway Between the Gutter and the Stars”. Un misto di tracce da dj e altre che di disco o simili hanno poco. Somigliano più a ‘crossover’, con molto cantato e breackbeat funkettoni trascinanti. Trascinanti… I detrattori potrebbero dire ‘popolari’, e il successo di questa miscela musicale di detrattori ne ha coltivati intere vallate. In realtà la musica elettronica non è mai stata così varia. Ci sono i Chemical Brothers, c’è Moby, i Prodigy. Ognuno con una ricetta, una trovata, un’invenzione. E Norman Cook (il nostro Fatboy) sta lì in cima, e non da solo.

I vecchi fan piangono ancora il passato glorioso da dj disco. I duri e puri non glielo perdoreranno mai. Dov’è finito il raffinato beatmaker? Non saprei che rispondere, però non mi sembra si sia perso. Mi sembra integro e maturo, e per chi invece pensa si sia venduto guardi l’ultima traccia. Undici minuti monumentali a quattro mani, e le altre due appartengono alla leggenda, a Roger Sanchez da New York. Comunque il resto dell’album ha un altro sapore. Di nuovo, è il cantato a esaltare il talento del fat boy Norman Cook. La prima traccia è una lunga tirata rhythm & blues, dai timbri neri e sconcertanti. Non m’aspettavo una scelta così antielettronica, ma è buona scelta. E è solo l’inizio. Il primo singolo “Sunset (Bird of Prey)” campiona Jim Morrison, e fate attenzione. Se è la seconda traccia dell’album, allora avete la ‘clean version’. Insomma vi siete persi “Star 69”, vera summa autocelebrativa della musica di Fatboy Slim. La firma sull’album. E arriviamo ai due gioielli. “Love Life” e soprattutto “Demons” suggellano un connubio artistico scintillante. Alle macchine Norman Cook, e al microfono Macy Gray. Dall’hip hop all’elettronica, Macy Gray illumina il beat del nostro super dj, e senza fare hip hop. Il suono è proprio il suo solito funk sintetico, solo che stavolta l’interpretazione dà una rotondità inconsueta alla composizione. I seguaci del Big Beat stanno rabbrividendo, e di quest’album non vorranno sentir più parlare. Peccato.

Nell’insieme un lavoro così può lasciare interdetti. Chi cerca il suono elettronico inglese è meglio che batta altre vie. Per l’hip hop elettronico c’è ben altra offerta, si pensi a Maxim. Cosa succede allora qui, in “Halfway Between the Gutter and the Stars”? Be’, diciamo che lo stile di Fatboy Slim è un’esperienza nuova, e che vale tutto il tempo che gli vorrete dedicare. La categoria ‘elettronica’ è ben suffragata dalle tracce centrali, da “Mad Flava”, “Ya Mama” e “Retox”. Il resto sposa insieme produzioni e voce, produzioni funk e voce soul. “Weapon of Choice” accoglie Bootsy Collins, signore del funky e della disco tra i ’70 e gli ’80. Un po’ di calma verso il finale con Macy Gray e Roger Sanchez. Alla fine, per noi all’ascolto e per la maturazione dell’artista, un album così è una buonissima notizia.

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