CRYSTAL CASTLES, Crystal Castles (Fiction Records, 2010)

Si è vero. Ethan Kath e Alice Glass dimostrano poca fantasia per quanto riguarda i titoli dei loro dischi. Il secondo lavoro dei Crystal Castles è omonimo, esattamente come il suo predecessore. Per loro fortuna il valore artistico di un album prescinde completamente dal titolo. E questo appare come il fratello più maturo e calibrato dell’esordio di due anni fa che già era stato accolto con grande clamore.

Forse è bene stavolta tralasciare titoli trionfalistici stile NME: quantomeno esagerato pensare ai Crystal Castles come il gruppo che ha rivoluzionato l’elettronica, ma ora più di prima sono una presenza consolidata della scena electro. “Crystal Castles II”, chiamiamolo così, ne è la piacevole conferma. Il sound è maggiormente pieno senza perdere in incisività, quasi a voler ricalcare il deflagrante impatto sonoro che è da sempre la cifra stilistica dei concerti dei Crystal Castles. All’interno delle quattordici tracce si mescolano suoni distorti e synth pulsanti, con un risultato stilistico parecchio incisivo ed originale. Pur non mancando momenti di dissonante deriva punk, con la voce di Alice Glass a fare da contrappunto, come “Fainting spell” che apre il disco, o “Doe Deer”, autentico delirio in salsa lo-fi, l’ingrediente principale è un electro pop dalle tinte 80s, rivisitato però in chiave più moderna.

Il singolo “Celestica”, dalle atmosfere sognanti, può essere considerato il manifesto di questo approccio stilistico. Ma si potrebbero citare anche “Suffocation”, che vede i Royskopp come ospiti, e “Not in love”, cantata da Ethan Kath e cover degli sconosciuti Platinum Blonde, band new wave degli anni ’80. C’è spazio anche per qualche brano in stile 8-bit come “Baptism”, che forse è quello che più ricorda parecchie canzoni dell’esordio. Non può passare inosservata neanche “Year of silence”, con quel campionamento preso in prestito da “Inn Í Mér Syngur Vitleysingur” dei Sigur Ros. E’ un disco che non si assimila immediatamente, ma di certo non tradisce le attese ed è un passo ulteriore nel percorso artistico dei Crystal Castles. Sperando che la prossima volta cambino anche il titolo.

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