THE BLACK LIPS, “Apocalypse Love” (Fire, 2022)

I Black Lips giungono al traguardo del decimo album con “Apocalypse Love”, rinnovando la collaborazione con la Fire. “It’s a weird dance record, one that reflects the moment that the world’s in right now…”, dichiara la cantante e sassofonista, nonchè occasionale modella per Gucci, Zumi Rosow. Di certo la loro visione di rock’n’roll si è ampliata se guardiamo ai ruvidi (e forse irripetibili) dischi sotto Bomp!, e scorrendo i tredici nuovi brani il mood cambia variabilmente da elettronico (“No Rave”) a spaghetti-western (“Lost Angel”) per citare i singoli estratti. Tutti nella band scrivono ed è proprio questo che ha permesso ai Black Lips di crescere nel tempo, afferma con orgoglio Cole Alexander, chitarrista e sparring partner con Jared Swilley delle redini della band. Guidati da un filtro psichedelico mai come oggi, catchy (si prenda la title track).

“Apocalypse Love” vive quindi dell’alternarsi di un immaginario cinematografico (sci-fi, molto David Lych) con il piglio revivalista molto in voga nei tennies, quando “Operation Angela” sarebbe potuta uscire dalla penna degli Allah-Las e “Antiaris Toxicaria” da quella dei Molochs; “Love Has Won” – un highlight in scaletta – guarda più ai Tav Falco Panther Burns, con un tocco pianistico e i fiati a impreziosire il risultato. “Among The Dunes” è una ballad dalle fragranze Last Shadow Puppets mentre “Whips Of Holly” dipinge tele esotiche con le chitarre dei 13th Floor Elevators nelle retrovie.

Deboli i pezzi verso metà scaletta, non a caso i più lunghi come a dire che la forza del gruppo rimane nell’immediatezza e abilità di creare micromondi sonori: “Sharing My Cream” è hip-hop scuro al terzo minuto uguale a sè stesso, “Crying On A Plane” abbraccia invece l’universo spectoriano e il refrain non è particolarmente originale. “The Concubine” chiude il disco con un garage-pop ballabile che è poi ciò che vogliamo dai Lips, di farci danzare sulle rovine del mondo.

73/100

Foto in Home di Alexandra Cabral