Ce n’era bisogno della visceralità dei Dinosaur Jr. a Bologna

Un concerto dei Dinosaur Jr. era proprio quello di cui avevo bisogno adesso: di fisicità, di volumi, di sbrang, di feedback, di headbanging (quello di Lou Barlow), di pogo sottopalco, di salti, di vento nei capelli lucidi (di J Mascis), insomma, di vita. E ce n’è tanta nella musica della band del Massachusetts, quindici album e non sentirli, una vita sul palco e ancora una voglia immensa di suonare e di entrare in sintonia col pubblico. Con una coerenza e una integrità che ha permesso loro di non avere solo avventori attempati che rimembrano il tempo che fu, quanto piuttosto una audience variegata composta anche da molti ragazzi.

E anche a Bologna, quarta data del loro tour italiano 2022, è stato così, con un pubblico per larga parte giovane e bello attizzato che, da metà concerto in poi, ha surriscaldato il sottopalco con balli e pogo degni dell’epoca passata (quella pre-covid). Ma lo spettacolo è stato soprattutto sopra il palco, con tre ragazzetti di 55 anni con una voglia matta di divertirsi e di spaccare tutto. Oddio, J Mascis sembra sempre piuttosto morigerato nei movimenti, ma lo si vede che si contorce dentro quando parte per le lande dei suoi assoli lancinanti, una delle cose più old-style dei Dinosaur Jr. che è, al contempo, una delle qualità più gustose dei nostri. Perché in quella logica degli assoli, lanciati dal cambio suono nella pedalina effetti con volume maggiorato, come tutte le band garage che si rispettino, si intravede la passione per il suonare, e per farlo con una visceralità di cui – mi ripeto – oggigiorno ce n’è fottuto bisogno, per liberarci mentalmente dai limiti che siamo stati costretti a rispettare negli ultimi due anni. Una visceralità che porta al movimento fisico, agli abbracci, all’amore.

Volevo vedere da tempo i Dinosaur Jr. (sì lo so, sono uno sfigato a non averlo fatto fino ad oggi ma 1. ho rimediato, 2. sono contento di essermeli goduti con un album così bello in saccoccia come l’ultimo “Sweep It Into Space”) e questo mio essere un novizio mi porta a fare una considerazione purtroppo scontata ma che, mio malgrado, si è imposta dentro di me: chissà come sarebbero stati i Nirvana oggi. Credo molto simili ai Dinosaur Jr., per indole, approccio, stile. Sarebbero ancora lì ad alzare gli amplificatori, a tenersi i capelli lunghi come J e Lou (il batterista Murph non può, io che non ho capelli posso fare una tale battuta altrimenti lo sappiamo che dare del pelato a uno è molestia), a non volere inseguire mode passeggere, a non farsi ammaliare dalle sirene della modernità, dell’elettronica e dell’autotune, a stare piegati sul palco a testa bassa come Lou Barlow (un leader enorme, dal vivo mi è sembrato quasi più fulcro lui dei Dinosaur che J Mascis, peccato che per buona parte del concerto i fonici si siano addormentati e abbiano tenuto il volume del suo basso scandalosamente basso, e scusate l’involontario gioco di parole), a suonare liberi e convinti come Mascis, a dimenarsi e a riprendere le bacchette della batteria cadute come Murph.

Kurt amava J Mascis a tal punto di chiedergli per ben due volte di entrare nei Nirvana, che con i Dinosaur Jr fecero un sacco di tour insieme tra cui una decina di date a giugno di quel mitico 1991: ecco, ieri sera non era il 1991, però un bel po’ della voglia di comunicare e di entrare in contatto con gli altri che c’era nel 1991 aleggiava nell’aria del DumBO.

Mantenetevi sempre così, cari tre ragazzi di 55 anni.

(Paolo Bardelli)

Setlist:
Thumb
I Ain’t
Garden
Little Fury Things
Out There
I Expect It Always
To Be Waiting
I Met the Stones
Been There All The Time
Kracked
Sludgefeast
Start Choppin
Feel The Pain
Mountain Man
Freak Scene
Forget The Swan

Encore:
Get Me (with Tiffany Anders)
Just Like Heaven