[Coverworld] Le mille adolescenze di “Speeding Motorcycle”


Speeding motorcycle, the road is ours
Speeding motorcycle, let’s speed some more
‘Cause we don’t need reason and we don’t need logic
We’ve got feeling and we’re dang proud of it

Ho sempre associato la meravigliosa canzone di Daniel Johnston, “Speeding Motorcycle”, al ricordo delle prime volate in Scarabeo truccato, le cotte adolescenziali e l’ultimo giorno di scuola. Vuoi che ha la mia età (è contenuta in “Yip/Jump Music”, del 1983) e vuoi per quella melodia istantanea ed emozionale la trovo perfetta per inserirmi nella rubrica ideata dal nostro Bardelli.

Questa piccola lista è in un ordine cronologico inverso: del 2019 è infatti la versione dal gusto dylaniano di Ben Lee, australiano di stanza a Laurel Canyon scoperto grazie a “Baby I’m Bored” di Evan Dando – è sua “All My Life”. Da metà anni novanta raccoglie consensi e pubblico, lavorando anche alle soundtrack di Best Men e There’s Something About Mary. Nell’ultimo album “Quarter Century Classix” omaggia le sue canzoni formative passando per Breeders, Fugazi e Pavement con l’aiuto di Joey Waronker, Mike Watt e soprattutto Juliana Barwick ai controcanti. Tutto il disco è imperdibile (trainato da una brumosa “Sugar Kane”) e potete ascoltarlo qua.

Performance calda e al rallenty quella di Jason Pierce aka Spiritualized per “Daniel Johnston: Here” a Brooklyn nel 2013; occasione in cui apprezziamo anche una bozza di “Let’s Dance” che verrà pubblicata cinque anni più tardi in “And Nothing Hurt”.

E ora voliamo agli anni novanta quando la canzone è esplosa nel mondo del rock indipendente. Non ci sono testimonianze di versioni dei Nirvana, benchè il disco compaia nella famosa lista dei 50 di Cobain; è invece una sua amica (e magari ex) ad averla registrata nel 1995, Mary Lou Lord. Ricalca “Thirteen” dei Big Star negli arpeggi e con l’interpretazione confidenziale La Lord si è guadagnata l’assegno della Target Corporation che l’ha utilizzata in una pubblicità.

Gli scozzesi Pastels figurano tra i più grandi estimatori di Daniel Johnston. Dal loro disco più rappresentativo (“Truckload of Trouble”, 1993) ne esce un festival di violini, ritmiche madchester, qualche impennata elettrica e cori à la Beach Boys. Un gran sentire!

Parte come una filastrocca ma dominano le chitarre, sognanti.
Yo La Tengo chiudono come avevamo aperto, nel segno dei ricordi e delle emozioni che ha regalato e continuerà a farlo “Speeding Motorcycle”.