xx: 10 anni di abissi e grazia

“La chiave di lettura più immediata è quella del minimalismo. Downtempo. Gelide drum-machine. Sinuosi incastri tra le due voci. Essenziali chitarre figlie della wave“, scriveva Piero Merola al tempo, in sede di recensione. In effetti un esordio importante, anzi importantissimo per tutta una generazione.
Emmanuel Di Tommaso ci ricorda “xx” degli XX a 10 anni dall’uscita.

Londra, agosto 2009. Armati di intrecci vocali sinuosi, algide drum-machine dall’andamento imperturbabile, chitarre wave scarnificate e testi molto beat generation che raccontano di sesso, intimità e amore, quattro adolescenti londinesi danno vita a un disco d’esordio che rappresenterà uno spartiacque nella musica contemporanea. Nonostante il 2009 sia stato un anno d’oro in termini di uscite musicali (solo per citarne alcune: “Merriweather Post Pavilion” degli Animal Collective, “Hospice” di The Antlers, “Bitte Orca” dei Dirty Projectors, “Actor” di St. Vincent ed “Embryonic” dei Flaming Lips), quel disco enigmatico con la X bianca su sfondo nero in copertina, solo in apparenza spuntato dal nulla, sarà destinato, nel corso di una repentina ascesa verso un successo clamoroso di ascolti, a chiudere l’era del revival new wave che ha caratterizzato gli anni Zero del Ventunesimo Secolo (The Cure, Interpol e The Knife sono fra i riferimenti più evidenti di “xx”), e a fare da apripista all’affermarsi di R&B, soul, dub-step e hip-hop come generi mainstream della musica indipendente degli anni ‘10.

Con un approccio minimalista alla new-wave, tendente a esaltare il silenzio e l’indicibile (e, a riguardo, Bon Iver e James Blake sono certamente figli di questo disco), gli XX racchiudono in un album compatto le turbe psichiche post-adolescenziali di chi cresce e desidera l’amore nella brutalità di un mondo in preda alla globalizzazione omologante. L’empatia generata è talmente profonda che chiunque abbia ascoltato e amato il disco in questi dieci anni, continua a ricordarlo in relazione a eventi e periodi importanti della propria vita. Sarebbe superfluo parlare singolarmente delle undici tracce. Ciò che rimane scolpito nei pensieri è quell’atmosfera rarefatta da sogno lucido che attraversa chi si immerge nell’abisso di “xx”.

(Emmanuel Di Tommaso)