Annibale Festival, Firenze, Titty Twister, 11 maggio 2019

Nel 2019 Firenze non è un centro di aggregazione, condivisione musicale underground : concerti, eventi sono frequentati da un pubblico piccolo in termini di numeri, lontani dalle cifre di città come Bologna o Torino. Solo la musica rock mainstream ha trovato – almeno per ora – un suo spazio con un festival come il Firenze Rocks.
La prima edizione Annibale Festival, che raccoglie il testimone delle Annibale Night – le serate garage, psichedeliche organizzate dalla Annibale Records – è quindi l’eccezione che conferma la regola : un intero pomeriggio e poi nottata di musica garage punk – rock, folk, psichedelica, afro-beat, funk negli spazi al chiuso e all’aperto del Titty Twister. Otto gruppi e due palchi; tanto divertimento, sudore e pogo. Ma non solo. Anche un po’ di pioggia, purtroppo.

Nel tardo pomeriggio, sul calar del sole, trova spazio il live set coinvolgente dei Love Trap, nuovo progetto di Stefano Isaia (Movie Star Junkies) insieme a Marco Spigariol (Vermillion Sands, Krano), fresco di disco d’esordio – “Rosie” – su Wild Honey Records : i due musicisti, accompagnati alle tastiere da Petardo Slavina (poi anche negli Indianizer più tardi), alla batteria da Nicola Lotta e al basso da Alberto Danzi, vagabondano come nomadi tra folk, country, psichedelia, garage rock. Musica piccola ma grande allo stesso tempo, senza confini, alla costante ricerca di un suono che vada oltre, come quando Spigariol scende dal palco, per tuffarsi – metaforicamente – con la sua chitarra tra gli spettatori.
Quando ormai è già sera, i torinesi Maniaxxx, in trio, mettono a ferro e fuoco gli ambienti interni del Titty Twister : Francesco Musso (batteria), Andrea Laface (basso e voce) e Matteo Givone (chitarra e voce – poi anche negli Indianizer) sono dei “terroristi del genere” : hanno fondamentalmente un tiro “surf garage punk western” (se così si può dire), sporcato però da ondate noise e psichedeliche.

A notte inoltrata è, invece, il turno dei belgi Azmari, sestetto dal groove caldo e pastoso, con nemmeno un EP all’attivo – “Ekera” uscirà il 24 maggio – e con già tanta voglia di improvvisare e nuotare in un mare agitato, travolgente di ritmi afro-beat, di vibrazioni funk, di jam free jazz. Le linee di basso ipnotiche, i fiati suadenti (due sax), le percussioni magnetiche e tribali conquistano il pubblico, che più volte chiede il bis.
Lo spettacolo continua con i Big Mountain County, formazione rock psichedelica romana con un’anima “festaiola” selvaggia : i concerti della band portano all’estremo questa attitudine garage, a volte sottotraccia nei dischi in studio ma che un live album come “Anachronicle” – pubblicato non a caso dalla Area Pirata Records – ha saputo catturare alla perfezione. Non stupisce, quindi, che la performance del gruppo capitolino sia il momento più incendiario del festival : pogo, crowd surfing e stage diving. Il delirio più totale.
Fuori – intanto – comincia a piovere, il palco all’aperto è fuori uso, il party notturno è tutto al chiuso : ad aprire le danze sono gli Indianizer, quartetto torinese e due elementi in comune con Maniaxx e Love Trap : sempre in bilico tra stravaganza folktronica, psichedelia tropicale, cumbia regalano un happening sonoro colorato e movimentato.

A seguire i californiani The Molochs, incrocio sbilenco e jangle tra suono nuggets americano, velvettiano, richmaniano e chitarre, melodie british pop : il quartetto basso-chitarra-batteria, guidato da un mai fermo Lucas Fitzsimons che sembra uscito da qualche club anni novanta “Madchester”, alterna brani da “America’s Velvet Glory” (2017) e da “Flowers in the Spring” (2018), senza mai perdere in spontaneità, immediatezza e orecchiabilità.
Arrivano poi gli Shivas, quartetto di Portland e habitué delle Annibale Night : particolarmente apprezzati dagli irriducibili del pogo – anche alle due, tre di notte – e micidiali, come al solito, nel suonare all’impazzata una miscela fulminante di garage e surf punk.
In chiusura i romani The Family *, side project funk strumentale dei Giuda, produzione – se vogliamo – con tratti in comune con il nuovo corso space disco della band madre : Alex Dusty (batteria) e Michele Malagnini (chitarra), insieme a Tizzy Lizzy (organo, theremin) e Fabiuss Fexitudo (basso – al posto di Tenda), tengono ben svegli a suon di groove gli ultimi astanti rimasti.
Buona la prima per l’Annibale Festival.


*piccola precisione, a malincuore, la sottoscritta non ha visto tutto il live set dei Family.

(Monica Mazzoli)