[#tbt] Il paradiso socialista può sempre attendere

Dieci anni fa, proprio a febbraio 2008, eravamo alle prese con la campagna elettorale delle successive politiche. Come quest’anno. Agli inizi di aprile Berlusconi avrebbe sbertucciato Veltroni, una debacle memorabilmente fragorosa. E come allora ritrovo delle similitudini: al tempo il PD si presentò da solo per prendere la distanza da Turigliatto e dalla sinistra che poi rimase esclusa dal Parlamento e nel mentre lusingava la Bonino, Berlusconi sventolava sondaggi che lo davano nettamente davanti, la Lega viaggiava vicino alle due cifre (finì all’8,3%). Non esisteva il M5S, evidentemente, ma alcune tendenze erano quelle.

Era una campagna elettorale da rassegnazione alla vittoria di Berlusconi, un po’ triste. Come quest’anno.

E cosa pubblicava Kalporz nel febbraio 2008? La contaminazione come imperativo categorico del debut-album dei Vampire Weekend, l’indiepop che oramai aveva perso il suo significato ma che continuava a caratterizzare la musica dell’epoca come in “Our Ill Wills” degli Shout Out Louds, il lancio dei romagnoli Heike Has The Giggles che qualche soddisfazione se la sarebbero levata negli anni a venire, l’arrivo a New York di Cat Power, l’elettronica da party e drink del secondo album degli Hot Chip, tutta roba per cui – al contrario delle similitudini politiche – sembra davvero trascorso un secolo o giù di lì.

Poi, a guardar bene, salta fuori anche la recensione di “Bachelite” degli Offlaga e il suo “abbassamento dei toni politici e comizieschi”. Ecco, direi che oggi come ieri, il paradiso socialista può attendere.

(Paolo Bardelli)