BAT FOR LASHES, “The Bride” (Parlophone, 2016)

the brideCon dieci anni di carriera alle spalle (“Fur and Gold” uscì anch’esso con la Parlophone nel 2006) e due dischi (“Two Suns”, 2009 e “The Haunted Man”, 2012) particolarmente amati da critica e pubblico, Bat For Lashes rappresenta ormai una sicurezza. Particolarmente apprezzabile, dunque, è il continuo rinnovarsi di Natasha Khan, che con il quarto disco in studio si cimenta in un concept album o, per usare le sue parole, in una “storia monotematica”.

“Tomorrow you will take me for your bride / And know that the grey skies will blow away / We’re forever and I feel it inside”.

In questi pochi versi tratti da “I Do” è possibile riassumere la storyline di “The Bride”. Con l’unica differenza che i cieli cupi, per la sposa protagonista del disco, non sono un ricordo ormai lontano, ma un futuro quanto mai vicino. Le speranze del brano di apertura, “I Do”, sono presto interrotte dalla morte prematura del futuro sposo, la cui vita è spezzata a causa di un incidente in auto sulla via che l’avrebbe altrimenti condotto all’altare.

L’incipit della narrazione è affidato ai tre brani di apertura del disco, che presentano rispettivamente i sogni della sposa (“I Do”), i cattivi presagi di lui (“In Joe’s Dream”) e il triste realizzarsi di questi ultimi (“In God’s House”), e consentono alla storia di procedere concentrandosi su di lei: dalla decisione di partire da sola per quella che avrebbe dovuto essere una luna di miele (“Honeymooning Alone”) al confronto con tutti quei sentimenti che caratterizzano la perdita della persona amata (come la rabbia di “Never Forgive the Angels” e la malinconia di “If I Knew”), fino alla finale presa di coscienza che l’unica via d’uscita, che via d’uscita poi non è, è attendere il giorno del ricongiungimento con l’amato (“Clouds”).
In conclusione, i punti di forza del disco sono tanto la coerenza della storia quanto l’interpretazione della Khan, che si dimostra in grado di dare voce – e che voce – a sentimenti fra i più complessi, con particolare efficacia in brani come il già citato “Never Forgive the Angels”. L’unico punto a sfavore può essere individuato negli arrangiamenti, indubbiamente più deboli rispetto ai predecessori di “The Bride”.

Nel complesso un disco che si fa piacere, di qualità, che mantiene la reputazione di Bat For Lashes come uno dei progetti più interessanti targati UK (e, concedetecelo, non soltanto) quanto mai intatta.

72/100

(Giulia Capellini)