NU SENSAE, “Sundowning” (Suicide Squeeze, 2012)

Il bello e il brutto. Il buon gusto, il cattivo gusto… Il bello perché brutto e il brutto perché bello… Quanto se n’è scritto e parlato, quanto ci abbiamo giocato e ragionato. Abbiamo cercato di risolvere tutto nel postmodernismo, nell’arte di massa e nella sociologia, ma non c’è stato verso di chiarire la querelle. Gozzano raccontava di “buone cose di pessimo gusto”, Louis Spohn ascoltando la Quinta di Beethoven parlò di “un’orgia di frastuono e volgarità”, Schopenhauer disse qualcosa di più profondo distinguendo la bellezza artistica dall’interessante… E interessanti sono i Nü Sensae, che solleticano curiosità e speranze, atteggiandosi a bruti, ignoranti e disgraziati. Sono un trio proveniente da Vancouver, che rivitalizza il senso meno opportunistico o apparente del DIY. Il loro primo video, costato 20 dollari, è un capolavoro horror b-movie. Il loro Ep del 2010 un assoluto di rabbia punk-rock. Musicalmente sembrano aver trovato una loro via tra Sonic Youth periodo “Goo”, Bikini Kill, punk americano, grunge, post-hardcore, psichedelica, Be Your Own Pet e stronzate weird-folkloristiche.

Al basso e alla voce c’è una ragazza di origini slave, Andrea Lukic, che sbraita e s’infiamma come una camionista in un ingorgo o si muove catatonica e ottusa tipo Nico spennata come una gallina. Alla batteria siede il funambolico Daniel Pitout, batterista potente e veloce. Alla chitarra affascina l’estro noise-visionario del nuovo Brody McKnight (prima i Sensae erano un duo). Fanno un punk stilematico e consumato incentrato su morte e decadenza, cattivi presagi e reale (e sacrosanto) no future. Brani come “Whispering Rule” e “Tyjna” sono puri assalti sonici, weird punk allucinati e strazianti di grande intesità. Si gioca pure con atmosfere più lente, come in “First Born” e “Tea Swamp Park”, inseguendo un’estetica alienante, parente a certi Joy Division più sporchi e martellanti. Il suono è un’onda feroce e pervasiva, ancora modulata attraverso imprescutabili volontà dinamiche, dove melodia e armonia trovano poco, pochissimo, spazio vitale. L’oggetto principe di “Sundowning” è la negatività, intesa come ribellione, contrasto, odio e noia. La seconda voce maschile (del batterista Pitout) richiama poi certi incastri alla Sonic Youth di cui si sente effettiva mancanza. Una ventata di nuova aria vecchia. Che non sarà bella né importante, ma di cui c’era proprio molto bisogno. Avessi diciotto-vent’anni sarebbero il mio gruppo preferito.

Questa musica brutta, voglio dire, ha proprio fascino e, per una volta, senso. Bravi ragazzini!

79/100

(Giuseppe Franza)

1 novembre 2012

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