TELEKINESIS, “12 Desperate Straight Lines” (Merge, 2011)

Sarà la primavera, oramai sfuggente peraltro, sarà che c’è sempre bisogno – ogni tanto – di melodie che stanno tra lo zuccheroso e l’incazzoso, sarà per tante ragioni fattostà che il secondo disco degli statunitensi Telekinesis è stato eletto dal sottoscritto ad essere la colonna sonora di questo scorcio di inizio bella stagione 2011. L’incipit, l’amore a prima vista è stato, lo ammetto, la simil-cover involontaria (ma fino a quanto involontaria?) di “Just Like Heaven”, ovvero “Please Ask For Help”, singolone lanciato verso scogliere robertsmithiane che ha la capacità granitica di piantare un vessillo vittorioso nella testa indifesa dell’ascoltatore, a cui rimane solo la possibilità di canticchiarla, canticchiarla, e poi ancora canticchiarla. E averne bisogno fisicamente. Una gran canzone da qualsiasi parte comunque la si osservi, echissene se, effettivamente, i Cure possono far causa alla band di Seattle. Sarà un problema dei Cure, non nostro, no?

Il resto di “12 Desperate Straight Lines” si alterna tra riff a tutto tondo che aprono squarci su un grunge più commercial, quello “evoluto” per le masse vicino a certe robe dei Filter di fine Anni Novanta (“50 Ways”), pop-rock alla Weezer (“Palm Of Your Hand”) ed ambientazioni più indie-scandinave abbellite da qualche pianofortino e dall’immancabile arioso cembalo (“Dirty Thing”). C’è molta innocenza in “12 Desperate Straight Lines”, e per questo molti rimandi e peccati d’inesperienza, ma come tutte le cose fatte con irruenza veramente giovanile c’è pure una sincerità disarmante, un’apertura gioiosa al mondo e una voglia di scoprire che solo chi è veramente alla ricerca può trasmettere. Potrete dunque averne già avuto a basta di questi dischi, ma può darsi invece che ve ne innamoriate istantaneamente, come è successo a me.
E, se la primavera è quasi finita, c’è ancora l’estate, eh.

77/100

(Paolo Bardelli)

6 giugno 2011

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