BEAR IN HEAVEN, Beast Rest Forth Mouth (Hometapes, 2009)

Arriva al suo secondo album questo interessantissimo quartetto newyorchese del quale, invero, assai poco si sa e altrettanto poco si riesce a sapere. Intriso di sibillini velvettismi e ardite costruzioni ritmiche improntate ad un tribalismo postmetropolitano inselvatichito e aizzante, “Beast Rest Forth Mouth” è un lavoro comunque notevolissimo, nel quale si intersecano direttive di ricerca sonora abbastanza schizofreniche.

I riferimenti essenziali ruotano attorno ad un’hypno-trance ritmico-sensuale dai toni visibilmente destrutturati e fluttuanti che fanno venire in mente certi Liars o gruppi più esoterici come Indian Jewerly, Psychic Ills o anche Have A Nice Life (in bilico tra psichedelia dionisiaca e clangore catacombale), per arrivare fino alle astrazioni wave psichedeliche dei Deerhunter (e annessi Atlas Sound) o agli eldoradi mistici del collettivo animale (appendice Panda Bear compresa). Un’opera che va insomma a collocarsi del tutto coerentemente nell’orizzonte culturale di quella scena neopischedelica americana (e soprattutto newyorchese) più fervida e sfacciatamente sperimentatrice che tanti applausi di sincera sorpresa e profondo gradimento ha saputo strapparci in questi ultimi dieci anni.

Come una sorta di crasi (virata space) tra Cocteau Twins, Chrome e This Heat, la band srotola le sue composizioni come ipnotici mantra costruiti sulla ripetizione quasi ossessiva e mesmerizzante di frasi sonore sconnesse e sottilmente allucinatorie, solcate da synth gelidi e alienanti a ridosso di una nutritissima effettistica digitale a base di suoni distorti e campionamenti vari.

Tra i pezzi più intriganti vanno citati senz’altro l’industrial neoprimitivista di “Drug A Wheel”, i graffi minimali e disadorni di “Beast In Peace” e della geometrica “You Do You”, ma senza trascurare le rasoiate più veloci e quasi post-punk di “Fake Out” o i melodismi electro di “Casual Goodbye”. Un’enciclopedia disordinata di citazioni striscianti, riassimilate con gusto di volta in volta obliquo e personale, che ci auguriamo possa godere di tutta la profonda attenzione che merita.

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