NIKKI SUDDEN, The Truth Doesn’t Matter (Sleeping Star, 2006)

E’ strano dover scrivere di un album del genere e cercheremo di non buttarla nella retorica più spicciola. Insomma, Nikki Sudden non c’è più. Questo disco doveva già uscire quindi va bene così. E’ un testamento inconsapevole ed è puro “Nikki Sudden” come ce lo ricordavamo e ce lo vogliamo ricordare: su un palcoscenico intento a suonare il più indiavolato dei rock’n’roll in una miscela esplosiva che mischiava Johnny Thunders, Keith Richards e Bob Dylan. Nikki era così, prendere o lasciare. E noi prendevamo sempre. Ha pubblicato una miriade di dischi, uno più inutile dell’altro – la storia della musica l’ha cambiata da un altra parte, con suo fratello, negli Swell Maps – ma a suo modo bellissimo. Perché era uno dei nostri, un vecchio amico che puoi incontrare la sera al bar per raccontare vecchi aneddoti mentre il juke-box suona un Gram Parsons d’annata o un Rod Stewart di quelli buoni. Alla fine ci voleva poco per essere irresistibili e quel maledetto pirata sapeva come rendersi affascinante. Lo faceva con quella sua voce che ne aveva viste troppe e tutte dalla prospettiva sbagliata, con quei suoi accordi pieni di Telecaster che rimandavano ad un’epoca in cui tutti eravamo innocenti e tutti volevamo soltanto divertirci con un po’ di alcool in corpo. “The Truth Doesn’t Matter” è così. Come tutti. A suo modo bellissimo. Oggi come ieri, prendiamo sempre. Anche se credevamo che certi pirati non potessero mai cadere quando è bastato solo un ago a mandarlo alla deriva. Ora se la starà ghignando con Johnny Thunders. Baby I’m Born To Lose. Certa gente ce l’ha dentro e non c’è niente da fare. Ci mancherai.

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