THE PIPETTES, We Are The Pipettes (Memphins Industries-V2/Edel, 2006)

E ci voleva. Cosa aspettassero a scendere in campo, lo sapevano solo loro. Arriva nel 2006 il disco pop che, in tema di revival, manda a casa il 90% buono dei dischi attualmente in circolazione. Le Pipettes sono tre ragazze inglesi e per pop, si intende il pop vocale di quei gruppi degli anni ’60 del giro di Phil Spector: le Ronettes, soprattutto, ma anche le Supremes. Siamo dalla parte della perfezione formale e del divertimento sfrenato.

Autoironiche (al punto da chiamare una canzone: “It Hurts To See You Dance So Well”) e coinvolgenti, Becky, Gewn e Rose riescono a mettere assieme un esordio in cui non c’è un momento di noia, né un brano debole. Tra surf, bubblegum, garage, melodie appiccicaticce, tantissimi coretti – Beach Boys + The Ronettes + The Banana Splits, più o meno – e un repertorio scenico che vanta vestitini a pois, balletti con mossettine sbarazzine e balli da sciampista fifties infatuata del tupperware, “We Are The Pipettes” ha tutte le certezze per essere il disco estivo definitivo. E se si ascoltano pezzi come “Your Kisses Are Wasted On Me”, “Dirty Mind”, “Why Did You Stay?” o un atro a caso tra questi quattordici, non si potrà che pensare la stessa cosa. Coca cola, gelato gigante, camicia a quadri, occhiali larghi e brillantina. Happy Days, American Graffiti, Richie Cunningham e pattini a rotelle. Un jukebox di radio nostalgia per questa generazione che il gel l’ha usato solo per la prima comunione.

In poche parole: il pop.

(Hamilton Santià)

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