X, Los Angeles (Slash, 1980)

A Los Angeles, nel cuore del punk californiano, si muove un combo particolare, che riscuote un notevole successo nelle sue performance al Whisky A Go-Go.

Si tratta di una classica rock band: alla batteria siede D.J. Bonebrake, dal ritmo indiavolato e dallo sguardo che tradisce la sua giovane età, il chitarrista è Billy Zoom, biondo e algido, il basso è in mano a John Doe, innamorato di Woody Guthrie, che scrive e canta, dividendosi alla voce con Exene Cervenka, femme fatale capace di improvvisi picchi di dolcezza.

Si fanno strada per un paio di anni negli stage dal vivo prima di affrontare l’avventura in studio, che li preoccupa: sarà possibile racchiudere in un album in studio la furia esplosiva dei loro live, oramai celeberrimi?

In studio va a dargli una mano Ray Manzarek, la memoria storica dei Doors, altra band californiana (quando la California aspirava alla libertà e non aveva ancora subito il peso della storia), e i quattro lo omaggiano con una versione irriconoscibile di “Soul Kitchen”, caustica e rabbiosa.

Il punk degli X non è classico né ovvio; al suo interno si ritrovano sprazzi di r’n’r, briciole di psichedelia (ascoltare “Nausea” per credere, con quell’organo suonato da Manzarek a straniare l’ascolto), e spesso la rabbia lascia spazio ad atmosfere decadenti e surreali.

Le loro canzoni, tutte scritte da John e Exene, nascono da piccoli avvenimenti, suggestioni, e le liriche seguono un andamento scomposto come fossero frutto di semplici associazioni mentali: emblematico, al riguardo, il brano di apertura “Your Phone’s Off the Hook, but You’re Not”. “Johnny Hit and Run Paulene” è la narrazione di uno stupro e si apre con un riff chitarristico debitore di Chuck Berry.

I pezzi da novanta sono sicuramente la title-track, trascinante e spezzata, “Sex and Dying in High Society”, che mischia sapientemente Lou Reed, i Ramones, e i Modern Lovers del primo album e “The Unheard Music”, che cita T.S. Eliot (nel titolo) e che mostra come Doe vivesse la nascita della No Wave (e del suo manifesto “No New York”) come qualcosa di fertile ed estremamente positivo. In un passaggio del testo Doe dice “A Thousand Kids Bury Their Parents”, riferendosi alle disgrazie infantili di Exene e D.J.: ecco ancora una volta la prova del “realismo” poetico del bassista.

A chiudere l’album la meraviglia quasi pop di “The World’s A Mess; It’s in My Kiss”, dove ha una parte fondamentale l’apporto dell’organo di Manzarek, e che può essere iscritta come vera e propria hit dell’album.

Nella recente riedizione sono state aggiunte alcune bonus track (tra cui una versione alternativa di “Los Angeles”); va segnalata tra queste soprattutto l’ottima “Adult Books”, sicuramente debitrice dell’ascolto dei Television di “Marquee Moon”.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *