Richard Ashcroft, Rolling Stone (Milano) (4 dicembre 2002)

Un pubblico più numeroso rispetto alle attese accorre al concerto di Richard Ashcroft, che sale sul palco poco dopo le nove indossando gli inseparabili occhiali da sole.

Il concerto scivola subito sui toni tenui del suo ultimo lavoro in studio “Human Conditions”. Salvo due eccezioni. La rumorosissima rilettura di “New York”, ma soprattutto la splendida versione in odore di psichedelia di “Bittersweet Symphony” che conclude l’esibizione, ritmo sinuoso e chitarre sognanti con le atmosfere care agli Stone Roses degli esordi.

Il resto, come si diceva, è fatto invece delle ballate che hanno reso celebre Ashcroft, prendendo per lo più dal repertorio del disco appena inciso e dall’ultimo lavoro con i Verve, “Urban Hymns”.

Tant’è vero che è proprio un brano preso da quell’album ad aprire il concerto, “Sonet”, seguito poi dalle note di “Nature Is The Law”, raffinata ed avvolgente come in studio. I suoni eleganti di “Human Conditions” sono ricostruiti insieme a sette musicisti, ripercorrendo le linee orchestrali che ne impreziosiscono i momenti più melodici come “Science of Silence” o “Running Away” e che brillano anche nel vecchio successo dei Verve “Lucky Man”.

La voce di Ashcroft, tesa e profonda, resta poi una delle più belle tra i musicisti inglesi della sua generazione, soprattutto quando intona canzoni lente e sognanti come “Paradise”, oppure quando ha il tono malinconico di brani come “But It Bottles” o ancora nelle vibranti e sempre bellissime “Song for Lovers”, l’unica insieme a “New York” presa dall’esordio solista “Alone wiht Everybody”, e “Check the Meaning”.

Non a caso il momento più emozionante del concerto arriva quando Ashcroft resta sul palco tutto solo insieme alla chitarra acustica per regalare due vecchi pezzi di Verve, “Space and Time” e “The drugs don’t work”, che è una delle più belle canzoni degli ultimi anni sulla fine di una storia d’amore, e non, come potrebbe credere qualcuno, un pezzo contro le droghe. Con brani così intensi basta poco per regalare emozioni.