JIM AVIGNON, Neoangin – A Friendly Dog In An Unfriendly World (Wonder Records, 2001)

Jim Avignon è un personaggio che meriterebbe una retrospettiva, vista la sua poliedricità. Prima di dedicargliela davvero, proviamo a fornire alcune informazioni sulle attività di questo artista berlinese, a dispetto di un nome anglo-francofono. Jim è, prima di tutto, un pittore. Lo intuirete già scrutando la copertina qui a fianco e, nel caso scattasse l’acquisto, nelle copiose illustrazioni contenute nel booklet interno. Agli albori dello scorso decennio, egli è parte attiva di un New Art Movement berlinese, teso a portare i quadri fuori dalle gallerie, in strada, per la completa fruizione delle masse. Il motto di Avignon è il seguente: “Anybody who feels concerned by a picture should be able to take it home”. Per non predicare a vuoto, egli vende in un anno ben 800 sue opere a 20000 lire l’una! Nel frattempo monetizza il suo estro collaborando con la Rover, la Swatch ed investe questi capitali in un alternative caffè (Radiobar) nella capitale germanica.
Visto l’eclettismo di Jim, appare del tutto naturale il suo approccio al mondo musicale, sempre mantenendo intatto l’innato gusto poppy surreale e vagamente naif che impregna le sue creazioni. “Neoangin” è il frutto di questa nuova “professione” e la track list di ben 33 canzoni è un serio indizio su cosa ci si può aspettare. I pezzi sfiorano a fatica i due minuti e mezzo, brevissimi divertissements (registrati, come da note di copertina, in un piccolo hotel da qualche parte nel nord Italia…) collegano una traccia con l’altra dando un encomiabile senso di continuità. Con l’ausilio di un computer e di poche aggiunte acustiche, l’artista assembla una serie di bozzetti assolutamente irresistibili, piccole delicatessen inseribili in un ipotetico filone lounge-easy listening con intenti pedagogici verso l’infanzia!…In “Neoangin” sembra di ascoltare il rumore di un esercito di soldatini di piombo, le prime note suonate da un monello su un organo Bontempi. Qui l’arte povera di Pascal Comelade incontra i capolavori in 90 secondi dei primi geniali They Might Be Giants, i Kraftwerk giocano con Barbie e Ken mentre i Nits impartiscono la loro benedizione dalla vicina finestra olandese. Semplicemente eccezionali “San Antonio”, “A friendly dog in an unfriendly world”, “Let your money work for you”, “The plot”, “Celebrity bones”, “The nightbus”, l’intero album è come una di quelle caramelle che si mangiavano da piccoli, solo alla domenica: poche, ma buone.

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