DIVINE COMEDY, Promenade (Setanta Records, 1994)

La faccia enigmatica di Neil Hannon ci scruta, impassibile, davanti alla Piramide del Louvre. Il Nordirlandese sembra indossare gli stessi abiti della precedente copertina, quasi che avesse preso il ferry a Dover per fare, appunto, una promenade fino a Parigi. Invece, la promenade in questione è quella che si fa in riva al mare, dalla quale l’artista prende spunto per farne il tema conduttore dell’album: passeggiate lungo la battigia! Quest’uomo ha davvero qualcosa di speciale e di anacronistico.

“Bath”, che apre il disco, è introdotta naturalmente dallo sciabordio delle onde, che sfuma in un angosciante tema circolare condotto da un quartetto d’archi. C’è molto Michael Nyman in questa introduzione, che ricorda in modo impressionante certe atmosfere sfuggenti e paurose di “Drowning by numbers”, uno dei film più belli di Peter Greenaway, dove Nyman cura appunto la colonna sonora. L’influenza del colto compositore inglese (con il quale Neil collaborerà qualche anno dopo) è rilevante in molte altre tracce di “Promenade”, in special modo nell’affascinante ed obliqua “Neptunes daughter” e nella stupenda “Tonight we fly”, una ballata che sposa un ritmo sorprendentemente accelerato, prima spiazzando poi coinvolgendo le nostre emozioni in un turbine vorticoso.

Impressionano le capacità di Hannon di trattare e rielaborare una certa classicità, creando continue sorprese melodiche, quando non sono veri e propri capolavori. Fra questi sono sicuramente da inserire “The booklovers”, geniale canzone che altro non è che una lista di scrittori evidentemente importanti nella formazione dell’autore (spicca la presenza di un solo italiano, Umberto Eco) e la magnifica “The summerhouse”, romantica ballata che fa fermare il battito cardiaco.

“Promenade” sarà fra gli albums dell’anno per il mensile “Q” e riceverà generalmente ottime critiche. Il carattere quasi visivo e cinematografico dell’opera attirerà l’attenzione di molti registi e produttori, che si affanneranno a subissare Hannon di richieste, il quale si limiterà a scrivere il tema di una celebre sitcom inglese, “Father Ted”. Da segnalare inoltre la comparsa di Joby Talbot al fianco di Neil (che per inciso si limita a suonare quasi tutti gli strumenti come nel precedente “Liberation”); con l’andare del tempo egli rivestirà sempre più importanza come arrangiatore ed anche compositore nella magica vicenda Divine Comedy.

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