RAGE AGAINST THE MACHINE, Renegades (Sony / Epic, 2000)

Quando ci si trova di fronte ad un album costituito da sole cover, è inevitabile farsi venire quei cinque minuti di diffidenza nei confronti di esso. Frutto di un parto artistico o operazione dettata da esigenze commerciali? In più, la soddisfazione di “fare tana” a quei rompiballe dei Rage Against The Machine, da sempre irriducibili “fedeli alla linea”, sarebbe inimmaginabile.
Purtroppo l’occasione sembra da procrastinare, dato che in fondo questo “Renegades” assomiglia a tutto tranne che ad un raffazzonato prodotto tirato su per le feste natalizie. Sfiderei chiunque a ritrovare tra le pestatissime dodici tracce di questo disco le note di Bob Dylan, dei Rolling Stones, o dei Devo. In sostanza, i RATM riescono ad imprimere in maniera indelebile il proprio marchio di fabbrica in modo tale da stravolgere, tormentare, straziare i brani con cui si cimentano.

De La Rocha canta praticamente sull’uscio con le valigie in mano, ma offre ugualmente una prestazione impeccabile. Certo, ogni linea melodica viene trattata e passata con delicatezza siderurgica attraverso il suo monotono rap metal, ma lo stile non si discute. Ovviamente, chi fa la parte del leone è lui, Tom Morello, il vero responsabile del suono RATM; se dopo due canzoni non siete ancora stufi, dovete ringraziare lui. Da ogni canzone riesce ad emergere inspiegabilmente un riff, quei pesantissimi riff basso-chitarra che si ritrovano in tutte le canzoni dei RATM, scanditi da un’implacabile batteria. E poi, ogni brano contiene quei deliziosi giochi sonori che hanno reso celebre Morello anche presso quelle schiere di musicisti e esperti del settore che fino al giorno prima sbavavano per uno Steve Vai o un Joe Satriani: whammy, lesile, wah-wah usati da un autentico virtuoso della fantasia.

“Renegades” vale la pena di essere ascoltato con l’attenzione che spetta ad un nuovo album, soprattutto perché, alla luce delle recenti dipartite, può rappresentare il canto del cigno di un gruppo sicuramente importante, oppure al contrario può costituire il punto di partenza per nuove strade artistiche.

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