Ibisco: “Ecco la mia musica naïf, irrazionale e inclusiva”

Domani sera 11 novembre IBISCO farà la prima data di ANTEPRIMA TOUR del suo nuovo album “Languore”, al Covo Club di Bologna. “Languore” è stata una vera epifania e un miglioramento rispetto a “Nowhere Emilia” che già ci piaceva un sacco, per cui è il caso di sentire proprio dalla viva voce di Filippo quali sono le coordinate di questo nuovo lavoro.

Partiamo dalla copertina di “Languore”: com’è stata la scelta? Hai commissionato il lavoro a Giovanni Bonassi e gli hai dato carta bianca oppure era un risultato che volevi? Rappresenta qualcosa di particolare per te?

C’è stato un attento e selettivo lavoro di condivisione prima di cominciare. Avendo entrambi la sensazione che l’ideale fosse procedere disegnando “a mano” acquisendo quanta più consapevolezza preliminare, in modo evitare sprechi.  Abbiamo condiviso un serie di reference dalla pittura (in particolare Kirchner, Ernst, Kandinskij) e dal lettering, volendo comunque che non vi fosse una soluzione di continuità, in termini di resa plastica, rispetto alle copertine dei singoli. Gionassi (NDR Giovanni Bonassi su Instagram ha il nickname di @gionasssi) ha realizzato la copertina perfetta per questo album.

In “Languore” hai certamente aumentato il tuo spettro espressivo, ma rimane sempre, e direi anche per fortuna, una certa patina “dark”, particolarmente enfatizzata in canzoni come “Vera” e “Alcolicixbenzina”: è un approccio ineliminabile nel linguaggio di Ibisco?

Cerco sempre di tradurre nel suono, oltre che nei testi, le emozioni che alimentano i brani. Spesso mi domando se sia una indole quella all’oscurità (una condanna potremmo dire), oppure un riflesso del proprio tempo e di quello collettivo. A livello puramente teorico non ho ancora trovato risposta, ma nella pratica, in fase di produzione, procedo in modo conservativo rispetto alla sincerità espressiva delle liriche, ogni brano sceglie di volta in volta se (o meglio quanto) condurmi in quelle zone.

Tralasciando le parti “scure”, ritengo comunque che quello che fa capire una grande evoluzione e crescita in questo album del tuo tipo di scrittura siano le direzioni più a livello cantautorale (es. “Dentro, me”) e sintetiche (es. “Seduci”), anche perché entrambe le situazioni sono affrontate con cura e classe: c’è un’espressività che meglio ti rappresenta, oggi?

Credo che il filo conduttore che renda o meno capaci di mantenere insieme immaginari musicali vari sia la scrittura e il suono della voce. Mi piace affrontare i brani cercando intensità e profondità. Questo senza sacrificare una componente naif della musica, ovvero pensandosi tanto irrazionali quanto inclusivi.

Il lavoro in studio è stato tendenzialmente semplice o, meglio, lineare, oppure è stato complicato registrare quello che volevi? Te lo chiedo perché mi parrebbe un album con degli arrangiamenti comunque complessi…

Io e Marco Bertoni abbiamo lavorato alla produzione di questo album per circa un anno e mezzo. Alcuni brani avevano un destino sonoro già segnato a partire dall’aspetto dei provini. Su questi la difficoltà è stata quella di conservare l’emozione che già scaturiva da essi. Altri, in particolare “Alcolicixbenzina”, hanno avuto una gestazione assai più complessa. Di quel brano abbiamo confezionato circa 17 versioni differenti, ci siamo ripromessi di pubblicarle un giorno.

Nella tua musica si possono ritrovare riferimenti derivanti da diversi generi ed epoche: posto che la trap prima e l’urban pop poi ha creato una frattura generazionale molto forte, e che il tuo linguaggio è cavallo tra diverse esperienze, ti interessa essere un ponte tra diverse generazioni oppure è una prospettiva in cui preferiresti non incanalarti?

Questo è un album che produce un dialogo con il tempo. Il massimo obiettivo di chi fa arte in generale penso sia quello di astrarsi da una collocazione precisa nel tempo, vivere di costanti sfasamenti rivelatori potendo godere dell’opera altrui. Fare musica oggi significa pensarla scalata a una dimensione superiore, non sono più gli strumenti e le note a connotare una produzione, ma il modo in cui essa faccia convivere in modo inedito frammenti del passato.

Domanda da dieci milioni di dollari: come vedi la scena indipendente italiana fuori dall’urban pop? Attiva o meno? Qualche nome che trovi interessanti? 

Parlare di scena oggi è davvero complesso, è un tema di cui spesso discuto con le persone che mi sono vicine. L’undreground esiste, ma fatica a essere compreso, forse per la mancanza di una consapevolezza di insieme, o per la difficoltà nell’accettare che questo possa aver cambiato estetica. Nel mio piccolo, ci sto lavorando. Ci sono parecchi artisti che si fanno “i fatti” loro con grande magnetismo, potrei elencarne diversi, ma per rimanere puramente a Bologna ti direi Leatherette e HER SKIN.

Che aspettative hai dei live che ti aspettano: credi che il nuovo materiale possa essere più coinvolgente per il pubblico?

La grande differenza rispetto a NOWHERE EMILIA è che LANGUORE nasce con la consapevolezza di poter contare su una band live, quindi ho grandi aspettative.

ANTEPRIMA TOUR: 
11 novembre – COVO CLUB – Bologna
5 dicembre – SANTERIA TOSCANA 31 – Milano

Prevendite attive 
Bologna: https://link.dice.fm/I31854fd4ba7
Milano: www.ticketone.it/artist/ibisco

(Paolo Bardelli)

foto di Silvia Violante Rouge fornita da ufficio stampa Astarte