Piergiuseppe Lippolis Awards 2022

Top 10 Album

10. THE SOFT PINK TRUTH – Is It Going to Get Any Deeper than This?

Ovvero la quota elettronica del riassunto. Drew Daniel dei Matmos torna con uno dei suoi lavori più ispirati: in perfetta tensione tra house e disco, addolcito da voci perfettamente incastonate nelle traiettorie elettroniche, impreziosito da sfumature latineggianti, da suggerimenti jazz, ritmi in levare, marcette funk e, addirittura, da qualche ricamo kosmische, “Is It Going to Get Any Deeper than This” è un disco pieno di luci e colori, variegato e completo.

9. REWIND FIELDS – Rewind Fields

Il disco di debutto del neozelandese Callum Lee è piuttosto difficile da raccontare. Quando l’ho approcciato, ho avuto la sensazione che l’artista cercasse un senso di “psichedelia per la psichedelia”. Gli ascolti successivi hanno in parte confermato l’impressione, per poi presentarmi in maniera più compiuta un lavoro dove domina un’atmosfera da jam session, in cui convivono surf(edelia), folk, jazz, soul, elettronica, languide ambientazioni lounge, i Beach Boys più acidi, ma ampiamente attualizzati. “Rewind Fields” è uno dei dischi più originali dell’anno: allucinato e imprevedibile, è senz’altro quanto di più strano possiate trovare in questo riassunto del 2022.

8. PVA – Blush

Negli anni di una nuova giovinezza post-punk, “Blush” dei PVA è una delle più belle novità per quanto concerne le declinazioni più danzerecce del genere. Ritmi pulsanti, cavalcate a velocità sostenute, un martellare continuo in cui l’afflato techno spesso prevale leggermente: alla fine, l’etichetta è quella del dance punk, ma, ancor più importante, ciò che conta è il senso di freschezza e divertimento che questo disco è in grado di comunicare.

7. SHYGIRL – Nymph

“Nymph” è, probabilmente, il debutto (lungo) dell’anno. Blane Muise da Londra muove da basi hip hop e condensa in mezz’ora una scrittura personale e dal gusto raffinato, nella quale trovano spazio pop elettronico e ricami UK bass, sorprendenti decostruzioni club e un cantato sensuale che spesso sembra cullato una sorta di r’n’b sintetico e vagamente futuristico. Shygirl promette di diventare grande in fretta.

6. JUST MUSTARD – Heart Under

Che ci fossero le basi per l’esplosione artistica degli irlandesi era già chiaro dal debutto di Katie Ball e compagni, nel 2018. “Heart Under” rende realtà quella promessa con uno shoegaze pienamente maturo, figlio di una sezione ritmica che può contare su linee di basso e percussioni ossessive e claustrofobiche e che trova le sue radici nelle chitarre, a tratti usate con la violenza degli strumenti a percussione. I Just Mustard disegnano un mondo a tinte fosche, la cui oscurità è solo parzialmente mitigata dal candore della voce di Katie Ball, e rivelano una sorprendente quantità di pulsioni: letteralmente post-tutto nei momenti più ragionati, increspature tra il noise e l’industrial quando i ritmi si fanno più concitati, ma anche imprevedibili guizzi trip hop a fare capolino tra le pieghe di un disco che necessita di diversi ascolti per rivelarsi pienament

5. ROSALÍA – Motomami

È il disco della consacrazione definitiva dell’artista catalana. Il flamenco è superato, perché in “Motomami” c’è una quantità di elementi decisamente superiore rispetto al passato. Rimane un’estetica ormai marcatissima, ma c’è una spinta robusta e coraggiosa verso un nuovo paradigma (latin) pop, che l’artista catalana è ormai in grado di interpretare con la grazia di chi ha raggiunto un grado di consapevolezza tale da poter ambire a riscrivere le regole commerciali esistenti.

4. BIG THIEF – Dragon New Warm Mountain I Believe in You

Un po’ come i Beach House, i Big Thief hanno scelto di osare come mai avevano fatto in passato. Non c’è solo il lirismo intenso e sensibile che avevamo già imparato a conoscere, ma anche la ricerca di una maggiore versatilità in termini meramente sonori: Adrianne Lenker e soci raccolgono e cementano tanto di ciò che avevano seminato in questi anni, aggiungendo però ancora qualcosa di nuovo e dimostrando di poter battere sentieri diversi senza perdere identità o intaccare un generale senso di coerenza e omogeneità in oltre un’ora e venti di musica.

3. SAULT – 11

Ancora Sault, sempre Sault. Non è stato facile nemmeno scegliere quale fosse il migliore dei cinque dischi arrivati pressoché senza preavviso e appena cinque settimane fa, ma alla fine “11” ha prevalso. “11” si inserisce nel solco già tracciato dagli altri dischi “numerati” dei Sault: attraversa la black music in lungo e in largo, esplorando le più moderne declinazioni del soul, accarezzando r’n’b e afrobeat e scivolando su groove funk densi, impreziositi dalla produzione volutamente lo-fi di Inflo, uno dei pochi membri del collettivo di cui conosciamo con certezza l’identità. Sault è il nome di uno dei progetti più interessanti degli ultimi anni e “11” è solo un’altra conferma della brillantezza di idee che continuano, anno dopo anno e disco dopo disco, a rivelarsi vincenti e a non stancare. Chissà se li vedremo mai live.

2. KENDRICK LAMAR – Mr. Morale & The Big Steppers

L’ultimo lavoro del californiano è vicinissimo ai due episodi discografici precedenti, ma conta poco la collocazione esatta quando, tecnicamente, il paragone è fra capolavori. “Mr. Morale & The Big Steppers” è l’ultima chicca di uno degli artisti più importanti e ispirati della sua generazione: un disco ancora denso di spunti e intuizioni artistiche, impreziosito come sempre da una scrittura ormai riconoscibile e definita, in grado di toccare autorevolmente diversi temi con la solita inscalfibile qualità.

1. BEACH HOUSE – Once Twice Melody

“Once Twice Melody” rappresenta, semplicemente, la consacrazione definitiva di una band che ha già descritto una bellissima parabola artistica nel corso di tre lustri su livelli costantemente alti. Questo, però, è il lavoro più complesso e per certi versi sperimentale del duo di Baltimora: un manifesto di dream pop che tende allo shoegaze e che gioca con orchestrazioni space come mai in passato, riducendo la centralità della chitarra a vantaggio di deliziose trame d’archi e cascate di sintetizzatori celestiali. Complessivamente, la scelta paga: in oltre ottanta minuti di musica, non c’è un singolo passaggio che appaia fuori fuoco e alla fine la traiettoria del disco sembra esaurirsi anche in un tempo decisamente più breve. Un viaggio impegnativo e affascinante, sempre rigorosamente con lo sguardo rivolto verso l’alto.

50 dischi belli fuori dalla top 10, idealmente divisi per genere

Disclaimer: alcune etichette sono un po’ forzate, perché alcuni dischi sono difficilmente classificabili o sarebbero, in linea teorica, nella terra di conflitto fra generi diversi. Per tentare quest’operazione, anche un po’ figlia del desiderio di evitare di non menzionare altre cose belle o bellissime che ho ascoltato quest’anno, era necessario restringere il campo ed evitare un listone infinito e disordinato. Il consiglio di lettura è quello di sottintendere un “…e dintorni” accanto a ciascuna macrocategoria, in altri casi meglio un “questo sarebbe classificabile anche diversamente, ma tant’è”.

Ambient:

DAWN RICHARD & SPENCER ZAHN – Pigments

KLAUS SCHULZE – Deus Arrakis

Art pop:

BETH ORTON – Weather Alive

JENNY HVAL – Classic Objects

Elettronica:

DANIEL AVERY – Ultra Truth

LIL SILVA – Yesterday Is Heavy

Country:

ORVILLE PECK – Bronco

CMAT – If My Wife New I’d Be Dead

Dance:

BEYONCE – Renaissance

MELT YOURSELF DOWN – Pray for Me I Don’t Fit in

Dub/reggae:

GALA DROP – Amizade

MAUSKOVIC DANCE BAND – Bukaroo Bank

Folk:

FLORIST – Florist

TOMBERLIN – i don’t know who needs to hear this…

Funk:

IBIBIO SOUND MACHINE – Electricity

THE DIASONICS – Origin of Forms

Hardcore:

STATIC DRESS – Rouge Carpet Disaster

OFF! – Free LSD

Hip hop:

EARL SWEATSHIRT – SICK!

PUSHA T – It’s Almost Dry

House:

TSHA – Capricorn Sun

CONFIDENCE MAN – TILT

Jazz:

SARATHY KORWAR – Kalak

SZUN WAVES – Earth Patterns

Metal:

WORMROT – Hiss

HOLY FAWN – Dimensional Bleed

Pop:

STELLA DONNELLY – Flood

GWENNO – Tresor

Punk:

YARD ACT – The Overload

WORKING MEN’S CLUB – Fear Fear

Psichedelia:

ŠIROM – The Liquified Throne of Simplicity

BITCHIN BAJAS – Bajascillators

R&B:              

GABRIELS – Angels & Queens Part I

SUDAN ARCHIVES – Natural Brown Prom Queen

Rock:

WUNDERHORSE – CUB

FONTAINES D.C. – Skinty Fia

Soul:

RAVYN LENAE – Hypnos

YAYA BEY – Remember Your North Star

Singer-songwriting:

WEYES BLOOD – And in the Darkness, Hearts Aglow

SHARON VAN ETTEN – We’ve Been Going about This All Wrong

Techno:

SHXCXCHCXSH – Kongestion

CHARLOTTE ADIGERY & BOLIS PUPUL – Tropical Dancer

Trap:

LEIKELI47 – Shape Up

FLOHIO – Out of Heart

World music:

GOAT – Oh Death

CONGOTRONICS INTERNATIONAL – Where’s the One

Bonus dagli altri continenti:

SAKANACTION – Adapt (Giappone)

KAIZO SLUMBER – The Kaizo Manifesto (Libia)

NATALIA LAFOURCADE – De Todas Las Flores (Messico)

IMARHAN – Aboogi (Algeria)

Un po’ di dischi italiani belli, con gli artisti in ordine rigorosamente alfabetico:

72-HOURS POST FIGHT – NON-BACKGROUND MUSIC

ALESSANDRO FIORI – Mi sono perso nel bosco

BUÑUEL – Killers Like Us

C’MON TIGRE – Scenario

CATERINA BARBIERI – Spirit Exit

COMANECI – Anguille

DITONELLAPIAGA – Camouflage

EDDA – Illusion

EMMA NOLDE – Dormi

EUROPEAN VAMPIRE – FOREVER SPEEDING THROUGH DARKNESS

FUERA – Circo Mezzaluna

IBISCO – Nowhere Emilia

KOROBU – Fading Building

L I M – Glowing

LA GRAZIA OBLIQUA – Canzoni d’amore e morte e altri eventi accidentali

LAY LLAMAS – Goud

LEATHERETTE – Fiesta

LIBERATO – Liberato II

LNDFK – Kuni

MACE – Oltre

MAI MAI MAI – Rimorso

MANUEL AGNELLI – Ama il prossimo tuo come te stesso

NU GENEA – Bar Mediterraneo

POST NEBBIA – Entropia Padrepio

RHABDOMANTIC ORCHESTRA – Almagre

TAUT – Taut

TREETOPS – Demetra

VERDENA – Volevo magia

VISCONTI – DPCM

WHITEMARY – Radio Whitemary

Un po’ di concerti molto belli, in ordine rigorosamente cronologico:

IOSONOUNCANE @ Auditorium di Milano – 23 Aprile 2022, Milano

LITFIBA @ Alcatraz – 25 Maggio 2022, Milano

SHARON VAN ETTEN @ Primavera Sound Festival 2022 – 2 Giugno, Barcellona

LOW @ Auditori Rockdelux, Primavera Sound Festival 2022 – 3 Giugno, Barcellona

CARIBOU @ Primavera Sound Festival 2022 – 3 Giugno, Barcellona

PHOENIX @ Primavera Sound Festival 2022 – 8 Giugno, Barcellona

PEARL JAM @ Autodromo Enzo e Dino Ferrari – 25 Giugno, Imola (BO)

PHOEBE BRIDGERS @ Carroponte – 5 Luglio, Sesto San Giovanni (MI)

CHEMICAL BROTHERS @ Bologna Sonic Park c/o Arena Parco Nord – 9 Luglio, Bologna

SONS OF KEMET @ Locus Festival 2022 – 10 Agosto, Locorotondo (BA)

YARD ACT @ TOdays Festival 2022 – 28 Agosto, Torino

LITTLE SIMZ @ Fabrique – 5 Dicembre, Milano

(Peppe Lippolis)