LA LUZ, “It’s Alive” (Hardly Art, 2013)

la luzShana Cleveland (voce e chitarra), Marian Li Pino (batteria), Abbey Blackwell (basso) e la biondina Alice Sandahl (organo) sono davvero carine e possiedono quella bellezza naif che rende l’imperfezione fascino completo. Vengono da Seattle, incidono per la Hardly Art e hanno appena licenziato un dischetto di garage-surf di stampo revival. Quanto basterebbe al sottoscritto per scriverle e sapere tutto, ma proprio tutto, della loro creatura La Luz.

Bastano invece pochi ascolti del suddetto esordio intitolato “It’s Alive” che la voglia si assopisce e l’unico motivo per avere questo fatidico contatto sarebbe quello di invitarle a bere un buon bicchiere di vino italiano qualora passassero in tour nel belpaese. Motivo? Perché questo surf si cavalca senza l’onda. Affascinante, notturno, sensuale ma anche monocorde, senza guizzi e abbastanza lineare. Se difatti il tema dell’album è lo stile tipico del surf anni 50 con le chitarrine twang e l’organo in bella evidenza, qualche attualizzazione avrebbe certamente giovato al quartetto per ipotetici sviluppi futuri.

Dicono che dal vivo l’attitudine delle girls sia punk e più viscerale. Dicono anche che se dalla finestra non riesci a vedere il mare, in qualche modo te lo puoi immaginare. Quindi ben vengano anche questi 34 minuti di ninna nanne elettriche e assopite, che delimitano lo spazio di un onda brumosa che si quieta sulla sabbia dorata. Anche immaginaria.

60/100

(Nicola Guerra)

12 novembre 2013