Francesco Marchesi Awards 2012

ALBUM

1. Dirty Projectors, “Swing Lo Magellan”
Meno virtuosismi da gruppo vocale, maggiore pragmatismo cantautorale. Forse un album più fruibile dei precedenti ma, dopo aver già sfiorato il capolavoro con “Bitte Orca”, lo sporco progetto si iscrive definitivamente tra i grandissimi.

2. Beach House, “Bloom”
Al primo ascolto di “Myth” continuava a tornarmi in mente l’espressione “instant classic”. Vale per tutto l’album, per tutti gli album, dei Beach House. Un disco toccante ed emozionante. Questi fanno sognare.

3. Purity Ring, “Shrines”
La vera sorpresa dell’anno in una confezione inflazionata. Future-pop orecchiabile, ma rigidamente coerente, granitico, monolite glassato. La 4AD spiegata ai nipoti dei Cocteau Twins.

4. TNGHT (Hudson Mohawke & Lunice), “TNGHT”
Si dirà: “ecco il solito idiota che dopo una vita di onesti ascolti rock scopre l’hip-hop con decenni di ritardo e si fa trascinare dall’hype”. Tutto giusto ma la vaga sensazione che la formula incastonata in questo Ep sia destinata ad accompagnarci per molto tempo. Bomba ad orologeria: pronti ad esplodere.

5. Grimes, “Visions”
Per distacco album più controverso dell’anno: rispetto ai Purity Ring, paragonabili per vocazione, profilo altissimo ed insultante dose di ammiccamenti. Il disco però è bello, ottimamente prodotto. Live un autentico disastro. Mi punge vaghezza che si tratti di fenomeno costruito a tavolino.

6. XX, “Coexist”
Contro tutte le nubi commerciali che si addensavano all’orizzonte, contro tutte le ipoteche da appassionato che intravede la svendita, un disco magistrale. Gli XX, come ha notato il Bardelli su queste pagine, ce la spiegano ancora una volta.

7. Liars, “WIXIW”
Come i grandi pensatori i Liars fanno dell’inattualità, della non-contemporaneità, la cifra caratteristica della loro ricerca: un tratto che, in questi tempi bastardi, forse li penalizza. Un album che ricorda molto da vicino i Radiohead primi ’00, ben suonato, molto riflesso, molto riuscito, che è sacrilego mettere fuori dai primi 5. Tempi difficili.

8. Bat For Lashes, “The Haunted Man”
La magniloquenza degli esordi ricondotta a più miti consigli, e sempre emozionalmente gratificante. La maturità di Natasha Khan (che dal vivo si sente sempre parecchio sexy, per altro).

9. Fiona Apple, “The Idler Wheel”
Per certi versi il miglior album dell’anno. In ogni caso, come lo scorso anno per PJ Harvey, adesione acritica. Fiona sposami!

10. Flying Lotus, “Until The Quiet Comes”
Flying Lotus, come spesso gli accade, fa tutto giusto, ma lascia qualche perplessità. Probabilmente è solo il miglior esecutore di schemi ormai diffusi.

11. Kendrick Lamar, “Good Kid M.A.A.D. City”
Tra tutte le produzioni di black music molto spinte quest’anno su molteplici canali, questa è la mia preferita. La colonizzazione dell’immaginario indipendente da parte della negritudine major prosegue.

12. Actress, “R.I.P.”
Se uno dei modi per riconoscere un punto d’arrivo è l’incontro tra forma e contenuto, questo è senz’altro l’approdo di Darren Cunningham. L’elegante densità di una elettronica da sempre molto personale.

13. Machinedrum, “SXLND”
Continua la ricerca footwork-oriented di Machinedrum. Dopo l’ottimo “Room(s)” un pugno di pezzi ancora in via di definizione, di grande momento ma non sempre sotto controllo.

14. Stubborn Heart, “Stubborn Heart”
Romanticoni inglesi northern-soul. Electro-soul più originale del solito.

15. Lotus Plaza, “Spooky Action At A Distance”
Non poteva mancare un album in quota Deerhunter. Rock letteralmente come Dio comanda.

16. Crystal Castles, “III”
L’album “d’autore” dei Crystal Castles. Meno casinisti (nei limiti del possibile), si dedicano sostanzialmente ad una witch-house aggressiva, con una Alice Glass ispiratissima.

17. Wild Nothing, “Nocturne”
L’incredibile capacità dei Wild Nothing di produrre nell’ascoltatore nostalgia per momenti mai vissuti. Ricordi artificiosi che dicono molto delle tendenze estetiche della musica contemporanea.

18. Bigg Jus, “Machines That Make Civilization Fun”
Nell’anno del grande ritorno dell’hip-hop significativo ed esplicitamente significante, tra Killer Mike ed El-P, prendo Bigg Jus. Straordinaria classe e potenza.

19. Memoryhouse, “The Slideshow Effect”
Valutato dal sottoscritto un po’ alto all’inizio, resta un album notevolissimo. Dream-pop basico, privo di urgenze, animato da una mistica pacificante ed un po’ spiazzante.

20. Sleigh Bells, “Reign Of Terror”
Mi vergogno molto della mia passione per gli Sleigh Bells, il mio personalissimo “Es” musicale. Irrazionale, incontrollabile, e decisamente tamarro.

MENZIONE

Burial, “Kindred”
Addison Groove, “Transistor Rhythm”
Julia Holter, “Ekstasis”
John Talabot, “Fin”
Grizzly Bear, “Shields”

ALL’AMARO (“CARRO” DEI BOLLITI 2.0)

Twin Shadow, “Confess”
Il giocattolo si è rotto.

Best Coast, “The Only Place”

Rivalutato alla distanza, ma niente a che fare con il precedente. Fare pop è un mestiere duro ed ingrato.

Friends, “Manifest!”
Caso di one-hit wonder se ne ho mai visto uno

Vaccines, “Come Of Age”
Mai stati niente di più di un intrattenimento, però già finiti al secondo album mi pare un po’ presto.

ENIGMI

Tame Impala, “Lonerism”
In che senso la psichedelia pura dovrebbe essere il massimo dell’avanguardia?

How To Dress Well, “Total Loss”
Bravo, bravissimo, ma una noia mortale.

Chromatics, “Kill For Love”
Nausea-disco.

CONCERTI

1. Beach House (Primavera Sound, Barcellona, 2 Giugno)
Confermo quanto scritto poco sopra, questi fanno sognare.

2. Portishead (Villafranca di Verona, 26 Giugno)
Il concerto della vita in replica non può essere nuovamente il concerto della vita.

3. The Vaselines (Cage Theatre, Livorno, 27 Gennaio)
Ambiente carbonaro come si conviene al ritorno di una delle band più sfigate di sempre (dietro solo ai Mission Of Burma credo). Profondamente belli e giusti.

4. The XX (Primavera Sound, Barcellona, 31 Maggio)
Miglioratissimi dal vivo, suono più denso senza perdere in minimalismo.

5. Bat For Lashes (Alcatraz, Milano, 19 Novembre)
Ancora una quantità non omeopatica di ammiccamenti e mossette, però grande qualità.

(Francesco Marchesi)

Collegamenti su Kalporz:
Francesco Marchesi Awards 2011

28 dicembre 2012

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