M83, Saturdays = Youth (Mute, 2008)

Inevitabile che sia uno dei dischi che inonderà le classifiche di fine anno, perché si è fatto tutti i blog musicali del globo, perché ha una copertina davvero azzeccata, perché negli States è stato eletto – non si sa bene sulla base di cosa, si fa sempre molta fatica a capire da qui – a rappresentante raffinato e colto dell’Europa musicale del 2008. Ma quando si è allo specchio non contano più tanto i bluff, si rimane soli con il proprio viso.

E allo specchio della recensione “Saturdays = Youth” fa emergere una pelle inaspettatamente liscia per il suono Ottanta che manifesta (meglio: pavoneggia) in maniera sfacciata ma tanti capelli bianchi dovuti alla voglia di strafare. Nel costruire il disco revival perfetto Anthony Gonzales, alias M83, ha infatti eretto un’architettura invidiabile, fascinosa ma senza troppo respiro, deliziosa nei passaggi di pianoforte (“You, Appearing”, “Skin Of The Night” e la inguaribile nostalgica “Too Late”) così come tronfia negli episodi incomprensibilmente legati a manierismi di facciata (“Up!”, che pare un Mike Oldfield uscito dalla casa protetta, oppure “Kim & Jessie”, che abbisogna invece di una bombola di ossigeno perché viene un attacco d’asma ad ascoltarla).

Con in tasca il sorriso di circostanza, il progetto M83 ci sembra quei vecchi volponi che buttano dentro un calderone come moderni Cianciulli tutto quello che passa il convento, con il risultato di beccarci (a volte) e di far uscire bevande tipo Airag (il più delle altre). Latte fermentato, insomma.

Non so, può essere davvero salvifico affidarsi a canzoni dilatatamente shoegaze e allo stesso tempo indefessamente eighties come “We Own The Sky”, come se Dante e Randal avessero pilotato gli F14 di Maverick e Goose, però alla lunga si entra in una spirale brufolazzi-chi cazzo sono adesso-perché ascolto ancora ‘sta roba qui che è, si può immaginare, non propriamente piacevole. Probabilmente a vincere è Meg Ryan mogliettina prima felice e poi distrutta dalla perdita del suo Goose: in un alternanza maniaco-depressiva il nostro umore ad ascoltare “Saturdays = Youth” passa dalla beatitudine all’isteria, dalla meraviglia di quella che è (ancora) la canzone più bella dell’anno (“Too Late”) all’irrefrenabile voglia di non lasciare arrivare brani come “Graveyard Girl” al minuto utilizzando la comoda funzione skip. Skip dell’album.

Del resto la soluzione è semplice: andare su Google Immagini, digitare “Meg Ryan” ed osservare. Il 1986 è il 1986, il 2008 è il 2008.

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