LOOSE FUR, Born Again In The Usa (Drag City / Wide, 2006)

Quello che un paio di anni fa sembrava solo un esperimento temporaneo, oggi diventa vero e proprio gruppo dotato di personalità e vita propria, differente dalle esperienze dei propri membri. L’esordio dei Loose Fur era un’ottima coniugazione della lezione dei Gastr del Sol, per questo secondo episodio invece, Jeff Tweedy, Glenn Kotche (entrambi Wilco) e Jim O’Rourke decidono di sterzare nel territorio della canzone con risultati assolutamente convincenti. Escluso qualche evitabile riempitivo che puzza troppo dei Wilco di “Yankee Hotel Foxtrot” (“The Ruling Class”), “Born Again in the USA” definisce un’estetica in cui il rock’n’roll meno convenzionale si mescola al folk alternativo di marca prettamente O’Rourke (ascoltare la bellissima “Answers to Your Questions”) ed insieme incontrano la psichedelia chitarristica di certi Television (“Apostolic”, “Hey Chicken”) in canzoni che esprimono l’autentica personalità delle penne coinvolte.

E’ un disco che si apre alle sensazioni più svariate, perché figlio di un fascino senza tempo che sa rimandare agli stili più affascinanti degli ultimi quindici anni (e il post-rock, e l’americana, e il folk psichedelico). Non saranno mai convincenti come i Wilco, anche perché Tweedy – giustamente – non mette qui la stessa maniacale perizia che impiega nel gruppo madre, ma con questo lavoro i Loose Fur dimostrano di non essere un side-project da spolverare nel tempo libero. Insomma, un grandissimo atto d’amore verso la musica da parte di tre artisti che hanno sempre dimostrato di volerla abbracciare in maniera totale.

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