Intervista agli Oi Va Voi

Il concerto è appena terminato quando il pubblico, entusiasta della musica di un gruppo sorprendente come gli Oi Va Voi, si accalca vicino al palco; il bassista Leo Bryant e il clarinettista Steve Levi vendono CD e chiacchierano con la gente che si avvicina, senza il minimo piglio da rockstar.
Finito l’assalto dei fan, Leo mi concede qualche minuto per una breve intervista e mi racconta della nascita della band, dei loro gusti, e dello shock per i recenti attentati londinesi.


Come nasce un gruppo così particolare come gli Oi Va Voi?

Il gruppo è nato qualche anno fa a Londra, la città dove noi tutti abitiamo: ci siamo trovati subito in sintonia grazie all’amore comune per il folk e per la musica tradizionale, ma allo stesso tempo nessuno di noi progettava di suonare in una folk band; abbiamo provato a portare le nostre passioni in un ambiente maggiormente attuale.

La vostra musica ha precisi legami con il klezmer…

Sì, alcuni di noi sono stati educati alla religione ebraica e altri no, e quindi è inevitabile che certe musiche, certe melodie, siano rimaste impresse nella memoria di alcuni di noi. Ma il klezmer, il retaggio culturale del folk ebraico, è solo una piccola parte di quello che ascoltiamo: il nostro batterista è un grandissimo appassionato di hip-hop, io adoro il drum ‘n’ bass…

…e ci sono anche tracce di trip-hop, di musica elettronica tipicamente anni ’90, con la particolarità, però, di essere quasi interamente suonata e non riprodotta al campionatore…come mai?

Beh, anche questo fa semplicemente parte dei nostri gusti musicali: amiamo molto l’elettronica, ma volevamo tentare di creare qualcosa di realmente diverso dal resto.

Sul palco avete accennato ad un secondo album: quando dovrebbe uscire? Da quello che avete anticipato, sembra che i nuovi brani abbiano linee melodiche molto più semplici: è questa la direzione che ha preso il nuovo disco?

Onestamente non te lo saprei dire: quello che è certo è che in questo album avremo un maggiore controllo sulla produzione, che stiamo curando da soli; credo che suonerà molto più “Oi Va Voi” rispetto al primo album, che sentiamo comunque molto “nostro” ma che è frutto anche delle scelte dei produttori che vi hanno lavorato.
Stiamo finendo di registrarlo, e dovrebbe essere pubblicato entro la fine del 2005, o per l’inizio del 2006.

Voi abitate tutti a Londra: qual è stata la vostra reazione agli attentati della scorsa settimana?

Beh, è…(silenzio, NdI) È stata una settimana molto strana: pochi giorni prima eravamo a Edimburgo per il concerto “Make poverty history”, collegato al Live 8, che si è tenuto proprio durante le manifestazioni parallele al G8: c’erano 250.000 persone, più che ad Hyde Park a Londra, ed è stato bellissimo! E poi, pochi giorni dopo…è stato spaventoso. Ma a Londra si sapeva che sarebbe successa una cosa del genere, è come se la stessimo aspettando. Sapevamo che sarebbe toccata anche a noi, ed è accaduto.
Certo, nella tragedia siamo anche stati abbastanza fortunati: ci sono cinquanta morti ed è orribile, ma se pensi a quello che è successo a New York…È successo, è toccato anche a noi: ora speriamo di poter tornare alla normalità.

Questa intervista è la versione integrale dell’articolo di Daniele Paletta pubblicato sul quotidiano “Il Giornale di Reggio”. Grazie alla redazione per la disponibilità.