RED WORMS FARM, Amazing (Fooltribe / Halleynation, 2005)

Non si ha certo tempo di annoiarsi, ascoltando “Amazing”, secondo disco del trio padovano Red Worms’ Farm: dieci canzoni, poco più di venti minuti di durata, e la sensazione finale di essere appena stati investiti da qualcosa di molto, molto potente.

I tre si sono costruiti una solidissima fama underground, grazie a esibizioni live semplicemente devastanti, e ora “Amazing” tenta, pur non riuscendovi totalmente, di ricreare le atmosfere, il sudore, la nevrosi ritmica di un loro concerto; “two guitars and drums, we always do the same”, strillano, sgolandosi, nell’iniziale “Finish”, e tanto basta per descrivere la loro musica: abrasioni di chitarre, spesso con la prima usata in maniera molto ritmica e con l’altra ad intervenire per devastare definitivamente il suono, e una batteria frenetica, che gioca con ogni suo registro e non smette mai, per un solo momento, di emergere (ascoltate il break centrale di “Yeah, yeah everything”, o gli stop ‘n’ go continui di “A song for old people but not aged”, o il modo sottile in cui si insinua nelle trame grunge scarnificate di “Rhythm is a dance”: è tutta opera di un batterista semplicemente strepitoso).

È tutto qua, “Amazing”: è talmente breve da non far sembrare lo schema ripetitivo, ed è talmente scarno da coinvolgere sia nervi che gambe; il trio ha poi un’idea di melodia ben distante dai canoni, e anche quando decidono di chiamare un loro pezzo “Pop song remix”, creano una pop song ossessiva, retta quasi tutta dalla batteria e da una tastierina acida.

Noise-emo-indie rock? Può essere, ma le definizioni, qui, contano poco: un gran bel disco, che comunque non rende giustizia alle capacità dei tre sul palco. Se non avete mai avuto la fortuna di vederli in azione, cominciate da qui: sarà comunque un ottimo inizio.

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