IRON & WINE, Woman King (EP, Sub Pop, 2005)

Iron & Wine, ovvero Sam Bean. Reduce dall’apprezzato “Our Endless Numbered Days” che gli ha permesso di diventare una sorta di culto del pop contemporaneo. Qui lo scarto sonoro si fa comunque corposo: innanzitutto chitarra elettrica, pianoforte e archi finora erano elementi estranei all’architettura musicale del compositore statunitense, e la sua voce calda ed evocativa è raddoppiata, rafforzata, approfondita da quella della sorella Sarah.

E tutto questo non è certo casuale: qui Bean canta il futuro da monarca della donna, e lo fa prendendo a modello eroine bibliche come “Jezebel”. La voce femminile diventa dunque qualcosa di ben più compendioso di un semplice orpello western. La title-track è un perfetto country, con la slide guitar in evidenza e percussioni ossessive, costretta a una fine tronca. La musica di Iron &Wine è tutto tranne che rivoluzionaria, anzi. Siamo di fronte a un conservatorismo musicale totale, gli elementi standard non vanno mai incontro a una rilettura o a deframmentazione ma vengono altresì elevati a icone, immagini sacre da perseguire cocciutamente.

Tutto questo si fa evidente in brani come “Evening On the Ground” o nella sottomessa e rilassante “In My Lady’s House”: il riferimento più immediato che viene da fare è quello che porta alla ribalta il nome del mai troppo compianto Johnny Cash, e non solo per una questione meramente musicale. L’afflato tardivamente epico, l’approccio alla composizione musicale non sembrano differire particolarmente dall’esempio portato avanti dal cantautore scomparso un anno e mezzo fa. E quando Sam Bean traccia le scarne linee guide per il canto del cowboy solingo in “Freedom Hangs Like Heaven” dubito che qualcuno possa stupirsi del risultato e dei mezzi messi in pratica per raggiungerlo.

Il signor Iron & Wine occupava una posizione privilegiata appena un anno fa, dopo l’uscita di “Our Endless Numbered Days”: avrebbe potuto iniziare a proporre mini-cloni e cavalcare l’onda. E non è detto che non lo faccia; ma per ora ha preferito uscirsene con un EP di sei brani, senza particolare clamore e cercando almeno in parte di mutare le direttrici sonore. Producendo un piccolo album di neo-standard interpretati con classe.

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