OFFLAGA DISCO PAX, Socialismo tascabile (prove tecniche di trasmissione) (Santeria / Audioglobe, 2005)

“L’astronave da 300 punti di Space Invaders, Enrico Berlinguer alla TV, le vittorie olimpiche di Alberto Juantoreña in nome della rivoluzione cubana, i sandinisti al potere in Nicaragua, il catechista che votava Pannella, gli amici del campetto passati dalle Marlboro direttamente all’eroina alla faccia delle droghe leggere”. Ecco, forse basterebbe la declamazione degli anni ’70 presente in “Robespierre”, con il suo crescendo emozionale e la sintesi di un’epoca storica in immagini feticcio ora universali ora prettamente introspettive per comprendere il senso etico di un’operazione musicale come quella messa in atto dagli Offlaga Disco Pax.

Viene naturale alla mente il nome di Giovanni Lindo Ferretti e dei CCCP – Fedeli alla linea, sia per l’ubicazione geografica della band (Reggio nell’Emilia, l’URSS in versione regionale e rubiconda), sia per la tessitura musicale con il suono Casio a dominare un paesaggio ciclico con rimandi tanto al rock sintetico quanto ad accenni di navigazioni post-rock, sia infine per la declamazione, per la deformazione dello slogan per diffondere il “socialismo tascabile”: qui in realtà, rispetto al “produci consuma crepa” di ferrettiana memoria si assiste a rievocazioni degli anni ’70 prossime alla totale intimità. Quell’universo oggi quasi irreale e a tratti incredibile – anche nella pur sempre rosseggiante Emilia – rivive attraverso gli occhi di chi all’epoca era poco più di un infante e la cui memoria oggi è costretta a narrarci i dettagli per poterci permettere una vaga idea dell’insieme. E’ così che prende vita “Kappler”, istantanea su un docente d’agraria conservatore e contemporaneamente fermo immagine sull’adolescenza, è così che porta alla commozione la storia d’amore comunista con Ilenia di “Khmer Rossa”.

La maturità non è ancora completamente raggiunta e a volte la deferenza verso i già citati modelli musicali diventa fin troppo palese (“Cinnamon” alla fin fine è la riproposta vent’anni dopo del tango angoscioso di “Allarme” dei CCCP), ma come si fa a non accorgersi delle intuizioni geniali nascoste dietro i campionamenti infantili e retrò di “Tatranky”, descrizione di una Praga neo-capitalista che ha voluto rimuovere il passato del Patto di Varsavia per sostituire errore con errore? O come si fa a resistere all’apertura musicale di “Tono metallico standard”, dove ariosità e rumore si mescolano alla perfezione e il testo diventa sublimazione dell’infinitesimale? Un brano di fronte al quale è quasi impossibile trattenere le risate. Hanno ancora da aggiustare qualcosa, gli Offlaga Disco Pax, ma il futuro si mostra decisamente roseo: se queste erano le “prove tecniche di trasmissione” cosa ci porterà il palinsesto definitivo?

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