PAVEMENT, Slanted and Enchanted (Matador, 1992)

Obliquo ed incantato. Il segreto del disco d’esordio dei Pavement è tutto racchiuso nel suo titolo. Perché se è vero che “Slanted and Enchanted” contiene l’urgenza e l’innocenza che contraddistinguono le opere prime, non mancano l’ironia, i brani sghembi e i testi bizzarri che conquisteranno ai Pavement tanti estimatori.

La genesi del disco merita di essere raccontata: Stephen Malkmus torna per le vacanze di Natale a Stockton, California, dove ritrova l’amico Scott Kannberg, in arte Spiral Stairs, e il batterista Gary Young. Si chiudono nello studio di quest’ultimo e lì registrano la manciata di brani che compongono “Slanted and Enchanted”.
Un disco che uscirà più di un anno dopo per la Matador e che sorprenderà il mondo musicale, almeno quello più attento alle vicende sotterranee.

La ragione è presto detta: “Slanted and Enchanted” è una pietra preziosa intatta in tutto il proprio splendore. Il suono è nervoso e le chitarre graffianti sulla scia del post punk americano di Sonic Youth, Pixies e Dinosaur Jr, ma anche dei Fall di Mark Smith e dei Velvet Underground. Ma le influenze non riescono a spiegare tutto. Costruito sulla voce indolente di Stephen Malkmus, su una musica che ha scatti improvvisi, un’andatura bizzarra e aperture melodiche talmente improvvise e folgoranti da dare una sensazione di vertigine, “Slanted and Enchanted” brilla di luce propria.

Così il mondo musicale dei Pavement appare subito come qualcosa di personale e riconoscibile, con l’amore per la bassa fedeltà, i suoni semplici ed essenziali, una gran dose di ironia. Qualcosa che si impara ad amare per la prima volta qui. Del resto è tutto chiaro già dalla prima traccia del disco, un prodigio intitolato “Summer Babe (Winter Version)”, grazie a quella linea di basso sinuosa che si intreccia con le chitarre acide e a quella melodia essenziale eppure incantevole. Il primo di una serie di gioielli, come la successiva “Trigger Cut”, nervosa e perfetta canzone indie con un giro di chitarre micidiale.

“Slanted and Enchanted” è suonato d’impulso, ricco di melodie bizzarre, “No Life Singed Her”, “In the Mouth of a Desert” e “Fame Throwa”, e di fulminanti schegge melodiche tanto ruvide quanto contagiose, “Loretta’s Scars” e “Perfume-V”, entrambe incantevoli.
In grado di regalare episodi di lucida follia, “Two States” e “Conduit For Sale”, ma anche un delicato momento di quiete, “Zurich Is Stained”.

E poi c’è “Here”, ballata elettrica capace di stregarti e di avvolgerti nella sua dolce malinconia, la canzone che riesce a spiegare con due soli versi il senso di disillusione della fine dell’adolescenza:”I was dressed for success / but success it never comes”. Una delle tante meraviglie di un autentico capolavoro. Tanto che, per celebrarne il decennale dall’uscita, la Matador ne ha pubblicato la versione “Luxe e reduxe”, due cd che raccolgono, oltre a due peel session, a dodici pezzi dal vivo e a rarità varie, le quattro bellissime tracce che compongono il “Watery, Domestic Ep”. Quattro tra i brani più riusciti dell’intera discografia dei Pavement.

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