DRM, Haiku (Margarita / CNI, 2003)

Canzone elettronica. Ecco qua, finalmente anche in Italia esiste qualcosa del genere. Pulsazioni sintetiche che, per una volta, non fanno da decorazione modernista o da ingrediente per un ibrido da classifica, ma sono la struttura portante di qualcosa che si riesce comunque a definire canzone. Che si tratti di un esperimento coraggioso o di un’evoluzione necessaria, poco importa: “Haiku” è uno di quei dischi che sono a loro modo clamorosi, forse più per il progetto che rappresentano che per la qualità della musica.

Non mi si fraintenda: le dodici canzoni contenute qui sono sì belle, ma forse non avrebbero ottenuto tutta questa attenzione se non rappresentassero anche una decisa novità stilistica, almeno qui da noi e per chi è all’oscuro di cosa sta accadendo ormai da anni in Germania. Tocca alla sorprendente “Barcelona” aprire le danze: base puramente sintetica, su cui si libra una vocalità bellissima, modellata su frequenze alte, sottile e sensuale, che sussurra parole dense e importanti: “sento di non poterne più dell’anima”.

Il vero segreto di “Haiku” si fa dunque scoprire subito: è la voce atipica di Federico Madeddu, trattata come un qualunque strumento, ma facendole cantare parole poetiche; qua e là affiorano somiglianze con i Tiromancino più sperimentali (quelli di “Polvere”, ad esempio), o con i Massive Attack privi di ogni ossessione dub, come nella conclusiva “Amante blu” (prodotta dai Retina.it) o nella splendida “Stamina” (ancora una volta, un testo minimale e perfetto, mentre in sottofondo ondeggiano glaciali sonorità click ‘n cuts).

Altrove non si lesina certo in bpm, arrivando alle ritmiche house di “Voodoo” e di “Haiku”, fino al momento più alto del disco, quella “Ci siamo così ignorati” che fa risaltare nettamente le parole (“Ora che fraintendere non è più possibile / potremmo trovarci e brindare / alla nostra stupidità così speciale”) su pulsazioni spinte e danzabili.
Elettronica intelligente? Certo che sì, e la collaborazione con i To Rococo Rot in “Generazione chimica” suona come un importante – e meritato – riconoscimento a livelli alti.

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