Le “cattive abitudini” dei Massimo Volume, e dei giornalisti

A proposito di “cattive abitudini”, una cosa che proprio non sopporto è quando un giornalista o un critico discutono di un disco, di un gruppo, o di un artista e, quasi per dimostrare che loro sì, di certe cose ne possono parlare, iniziano a raccontare aneddoti e storielle vissute in prima persona, o ancora “io ho conosciuto questo”, “io ho conosciuto quello”. Non mi piace, e non lo faccio mai. Anche se certo, per i Massimo Volume…
Ricordo ancora il loro primo disco, duplicato sul lato di una cassetta da novanta minuti, con su scritto a penna, in stampatello, “STANZE”. Sarà stato il 1994 o giù di lì, un po’ di mesi dopo l’uscita di quell’album appunto. E capitava che certe sere annoiate di fine estate – che poi sulla costa sarda durano almeno fino all’estate successiva – si passasse ad ascoltarla, tra altre, con qualche amico, sullo stereo di una macchina. In una di quelle sere capitò anche un ragazzo genovese, Stefano Pilia, un bravo musicista trasferitosi da poco a Bologna, che da qualche anno veniva ad Arbatax per passare le vacanze. “Conoscete i Massimo Volume?!!”, ci disse con un certo stupore (forse anche comprensibile pensando che se certi dischi arrivavano difficilmente in una provincia del continente, figurarsi nella provincia di un’isola…). Avevamo allora sedici, diciassette anni, e la risposta era scontata.
Tornando però ai Massimo Volume, dopo quel primo disco arrivarono lo splendido “Lungo i bordi”, il piacevole anche se non pienamente convincente “Da qui”, e infine, nel ’99, “Club Privè”, che segnava l’ultimo atto di un declino che avrebbe portato a breve allo scioglimento della band di Emidio Clementi. Per fortuna però, nel 2008, i Massimo Volume sono ritornati sulla scena, e nel migliore dei modi, ovvero con una manciata di live pregni di vecchie canzoni e nuove energie. E ancor di più oggi vien da dire “per fortuna”, ascoltando le dodici tracce di “Cattive abitudini”, un disco che, più che bello, definirei emozionante. Emozionante ancora di più per me nel vedere che ora alle chitarre c’è proprio quel ragazzo che veniva a passare le estati in Sardegna.
Tutto questo ovviamente per dimostrare che, in fondo, le cattive abitudini sono dure a morire.

(Maurizio Busia)

Collegamenti su Kalporz:
Massimo Volume – Bologna nov. 2008
Massimo Volume – Concerto al Circolo degli Artisti (Roma)
Massimo Volume – Intervista ad Emidio Clementi (23-10-2008)


22 ottobre 2010

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