File al bar, cori da stadio e magliette rock: tutti vogliono essere pronti per la scarica di adrenalina degli Amyl and The Sniffers. Eppure le prime due canzoni suonano molto basse di volume quando invece nascono incendiarie come il disco omonimo (Rough Trade, 2019) dal quale provengono. Con “Choices” tutto è al suo posto, ritmica sparata con il bassista Gus Romer a torso nudo che si contorce impazzito; il riff di “Guided By Angels” viene salutato da un boato e il pogo delle file sotto il palco. Il look glam e stradaiolo è un altro particolare non trascurabile – come l’identificare Valentino Rossi con la Romagna, o tracannare alcol mentre si canta, very lads! – e c’è da scommettere che il giallo esibito dalla vocalist tornerà di moda in una stagione (apparentemente) post-pandemica.
“Control” e “Capital” sfiorano l’hardcore dei Black Flag restando il miglior esempio della loro arte; d’altro canto “Knifey” da “Comfort To Me”, più lenta e dal timbro new-wave, non esce incisiva come nella versione studio. Disordinati e orgogliosi di esserlo (“I’m Not A Loser”, manifesto da “Big Attraction”), ruvidi e veloci, questi sono gli australiani dal vivo e “Don’t Need A Cunt (Like You To Love Me)” e “Security” suonano come eccellenti brani da pub, dove tra fiumi di birra si dichiara quella rabbia repressa contro l’autorità. “Hertz”, vicina alle cose degli ultimi Idles, conduce verso l’epilogo di “Some Mutts (Can’t Be Muzzled)” per un set breve – cinquantacinque minuti – ma senza dubbio riuscito in cui la band ha fraternizzato con il pubblico prima, durante e dopo il live in brindisi, fotografie e abbracci tipici di chi segue Acieloaperto e la sua eccellente programmazione.