WET LEG, “Wet Leg” (Domino, 2022)

Hester Chambers e Rhian Teasdale sono amiche da dieci anni e vengono dall’Isola di Wight, suonano insieme da ormai tre anni e fin dall’inizio del loro sodalizio le cose si sono mosse in fretta. Il primo singolo, targato Domino records, “Chaise Longue” è di giugno 2021 e il secondo, “Wet Dream” altrettanto esplosivo, di settembre e ad aprile di quest’anno è uscito il debutto omonimo.
Tutto molto velocemente, tutto troppo facile verrebbe da dire. Invece la realtà è leggermente diversa, infatti se si scava nel background delle due titolari si scopre che la pur breve gavetta se la sono fatta, viaggiando e suonando in band locali, soprattutto Rhian, sono state in tour per diversi anni come turniste in vari progetti uscendo di fatto dalla nicchia delle local band.
Detto questo cosa aspettarci da loro? I due singoli accattivanti ma leggeri sopracitati li si può pensare come uno stratagemma, un modo per attirare l’attenzione, ma dopo aver ascoltato il disco per intero ci si rende conto che i brani sprizzano della stessa energia, della stessa irriverenza e della stessa allegria ‘oscena’ dei singoli.

Si può parlare dell’indie-rock preciso di “Angelica”, del ritmo dance nella brillante “Ur Mom” che immersa in un mare di chitarre ondeggianti lascia quella sensazione che ormai da tempo, per dirne una, St Vincent, non ci dà più e l’urlo liberatorio nel finale è decisamente una ventata di coraggio inaspettato e fuori dagli schemi.

Degni di menzione sono i cori da sing-along e le chitarre(acustiche) sbilenche di “Supermarket” una “lazy song” quasi perfetta se non fosse per il finale un po’ troppo caciarone.
Alle volte si capita anche su temi più profondi e più ci si addentra nel disco più ci si rende conto che le Wet Leg fanno musica sì divertente e da ascoltare senza impegno (mentale) anche riflesso di una generazione che vive immersa nello smartphone, proprio come la protagonista di “Oh no”, dove Rhian dice “I went home/All alone/I checked my phone/And now I’m inside it” ovviamente pronunciata con tutto con il distacco possibile e circondata da chitarre barcollanti e (a)ritmiche.
La caustica ironia delle due si sprigiona nella (non) romantica “Loving You”, dedicata ad un ex trattato con disprezzo e angoscia: “You say you think about me/In the midnight hour/I know that you’re just rubbing/One out up in the shower, honey” che non lascia margine di replica.
Infine i singoli: sia “Chaise Longue” che “Wet dream” hanno un ritornello difficile da dimenticare e la seconda una linea di basso in loop, anche qui si parla di un ex con l’abitudine di scriverle messaggi quando (Rhian?) le appariva in sogno, questa volta il poveretto (???) è immaginato sul ciglio della strada, sul cofano della macchina mentre lecca il parabrezza, in una imbarazzante scena che porta a cantare Rhian: “It’s enough, it’s enough to make a girl blush” per poi rincarare con “What makes you think you’re good enough/To think about me when you’re touching yourself?”, insomma con gli ex non c’è perdono.

Senza mezzi termini, sfacciate e anche ironiche le Wet Leg riescono a trovare il modo di rendere divertente ma non innocuo il loro modo di vedere il mondo, per molto tempo frustrante e limitato dalla provincialità del luogo da dove arrivano. La sensazione che si ha alla fine è che sono state brave a tirare fuori un suono tanto accattivante da sembrare anche facile da creare, cosa che depone a loro favore visto che si parla di un debutto ed esserne capaci non è certo una cosa scontata.

80/100